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Venerdì, 26 Aprile 2024
Serie A

Luci e ombre in questa stagione per i fratelli Inzaghi in Serie A

I due tecnici piacentini si sono incontrati sulle panchine di Lazio e Benevento

Uno è retrocesso con il Benevento nonostante un inizio campionato promettente e soprattutto un campionato di B stravinto lo scorso anno; l’altro ha retto fino a marzo nella corsa per partecipare alla prossima Champions League con la Lazio, per poi terminare il campionato a meno nove dal Napoli, anch’esso in Europa League, e addirittura a meno 10 dalla Juventus. Per la Lazio ci può essere l’attenuante di un mercato di riparazione povero, ma per la seconda parte di campionato del Benevento c’è davvero tanto su cui interrogarsi. Questo campionato appena trascorso ha visto per la prima volta i due fratelli incontrarsi in Serie A, cosa che chissà potrebbe ripetersi a breve.

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Simone Inzaghi comunque promosso per la mentalità trasferita alla squadra

Una cosa è certa: incontrare la Lazio non è facile per nessuna squadra. Lo ha dimostrato la Champions League appena trascorsa, nonostante i biancocelesti siano stati eliminati dal Bayern di Monaco, e lo dimostra il campionato con le 21 vittorie ottenute nel corso dell'anno. Dietro questo ciclo particolarmente produttivo della Lazio c’è un lavoro soprattutto mentale da parte del tecnico Simone Inzaghi, capace di toccare le corde giuste della motivazione. Risulta inoltre palese l’applicazione di un progetto: la Lazio è una squadra dall’identità ben solida che gioca in verticale e con qualità, ha difensori propositivi, esterni veloci e un bomber vincitore della Scarpa d’oro dello scorso anno invidiato da mezza Europa: il centravanti della nazionale Ciro Immobile. In quest’orchestra splendidamente condotta da Inzaghi, l’unico punto debole sembra essere la panchina, nettamente più corta rispetto alle squadre che anticipano la Lazio in classifica, ma anche rispetto alla Roma, altra squadra capitolina che ha deluso terminando la stagione a 62 punti, a -6 dai biancocelesti. Per questo, e soltanto per questo motivo, la Lazio ha avuto palesi difficoltà a esprimersi quando il tecnico piacentino ha dovuto “forzare” il turn over per far respirare i suoi uomini impegnati su tre fronti, oltre che con le nazionali. Lo stesso vale per le ambizioni future della squadra di Inzaghi, che al 25 maggio non è vista fra le prime cinque possibili vincitrici della prossima Europa League, soltanto a quota 17,00 secondo esperti e quote su siti di scommesse calcio come Betway.

Pippo Inzaghi all'allenamento del Piacenza

Il biennio di Pippo Inzaghi sulla panchina del Benevento: luci e ombre

Diciamoci la verità, che il Benevento potesse retrocedere quest’anno era una cosa non difficile da prevedere. Nonostante l’annata straordinaria dello scorso anno, con una cavalcata da prima in classifica del campionato cadetto dalla prima all’ultima giornata, la Serie A e la poca esperienza di Pippo Inzaghi in Serie A erano fattori da dover tenere in considerazione nell’analisi generale. Ma pochi si sarebbero aspettati però una retrocessione a maggio, e addirittura con una giornata d’anticipo. Nella prima parte del campionato, infatti, il tecnico piacentino era riuscito a trovare un equilibrio e un assetto tattico che avevano portato a massimizzare il potenziale dei campani, trovando l’apice a marzo e addirittura riuscendo a trovare la prima storica vittoria del Benevento contro la Juventus, per di più in trasferta all’Allianz Juventus Stadium di Torino. A un certo punto del campionato la squadra del presidente Vigorito si era addirittura quasi “affacciata” nella metà sinistra della classifica, salvo poi non riuscire più a raggiungere i tre punti nel resto del 2021, proprio dopo l’exploit a Torino, proprio nel momento migliore per i campani. Dalla partita con la Juventus, infatti, nessuna vittoria nei successivi 10 incontri, con soltanto quattro punti realizzati. Troppo poco se si considera che la squadra giallorossa aveva totalizzato 22 punti terminando il girone d’andata all’undicesimo posto. Ma cos’è accaduto dopo la vittoria a Torino quindi?

Per molti opinionisti si è trattato di una caduta mentale, una sorta di “braccino corto” di una squadra e di un tecnico che non si aspettavano di stare così in alto, tanto in alto da aver poi le vertigini e iniziare a perdere alcune certezze che sembravano consolidate. Se per Simone Inzaghi ci possono essere delle attenuanti come rose più competitive nella corsa alla Champions League, per Pippo Inzaghi ci sono più quesiti che rimproveri, per comprendere dove sia finito quel Benevento che aveva messo il naso fra le prime dieci della Serie A senza poi riuscire più a vincere dopo aver raggiunto uno storico risultato. Mister Inzaghi conosce però troppo bene il calcio per abbattersi, così come non si era particolarmente “esaltato” l’anno della promozione nonostante il Benevento non avesse neanche permesso ad altre squadre di partecipare alla corsa come prima della Serie B.

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