rotate-mobile
Tutti i campioni del mio cuore

Giancarlo Perini, un magico mondiale e l’arte del gregario

Il 1992 è il suo anno magico: a trentatré anni indossa per la prima volta la maglia azzurra alla rassegna iridata di Benidorm e contribuisce al successo di Gianni Bugno

Una vita da mediano, verrebbe da dire, citando il brano di Ligabue dedicato a Lele Oriali. Sì, una vita da mediano perché il motore del centrocampo in una squadra di calcio assomiglia un po’ al gregario nel ciclismo. E questa canzone può calzare a meraviglia per Giancarlo Perini, ciclista professionista dal 1981 al 1995; mirabile la sua tenacia nel ruolo di appoggio e di supporto ai compagni di squadra durante le grandi corse a tappe come il Giro d’Italia e il Tour de France o nelle classiche di un ciclismo che non passa mai di moda, quali la Milano-Sanremo, la Parigi-Robaix e la Liegi-Bastogne-Liegi. Anche il suo volto ruvido, rubizzo da figlio della terra è l’espressione delle fatiche di un gregario che ha una missione da compiere, tutelare il proprio capitano.

I gregari – e Perini ne è stato un esempio – raramente hanno ambizioni di vittoria. Come emerge in “Wonderful Losers”, un film sui gregari nel ciclismo realizzato da Stefano Tealdi, vanno all’ammiraglia a prendere acqua o cibo per i compagni (in sei ore di corsa bisogna anche alimentarsi bene); tirano il gruppo spesso mettendosi in testa a fare l’andatura per proteggere il capitano dal vento; stanno sempre vicini al capitano per tenerlo fuori dai guai che nel gruppo sono tanti o per prestargli la ruota in caso di foratura in modo da non farlo attendere a bordo strada fino all’arrivo dell’ammiraglia. Ovviamente i capitani velocisti vengono aiutati maggiormente dai gregari nei tratti montani, mentre gli scalatori nei tratti rapidi. Un altro paio di situazioni specifiche: se il capitano è tallonato stretto da un avversario, un gregario può provare a rallentarlo frapponendosi tra i due corridori; se si crea un gap troppo ampio tra il proprio capitano e la testa della corsa spetta al gregario fungere da collante per riportare il capitano tra i primi. I gregari, ovvero la stragrande maggioranza dei ciclisti, sono atleti che hanno caratteristiche fisiche ottime, che gli consentono di abitare il professionismo, ma non abbastanza da fare il capitano; non sono sufficientemente scattanti in volata, né dei mostri in salita o nelle prove a cronometro e non hanno una spiccata padronanza delle proprie forze, o un recupero delle energie così elevato da consentirgli di poter rendere al massimo in una competizione logorante come il Giro o il Tour. I gregari sono ciò di più vicino a noi quando parliamo di ciclisti professionisti, essenzialmente l’umanità che definisce il ciclismo. Tutti da giovani ambiscono a diventare capitano, ma prima o poi si accorgono che, semplicemente, non sono l’eccezione.

Giancarlo è stato un esempio e gli anni di professionismo vissuti a fianco dei numerosi campioni che ha coadiuvato nelle loro imprese ne sono la conferma. E’ nato a Carpaneto nel 1959 tra paesaggi incantevoli e dolci colline e proprio quelle salite lungo l’alta Val d’Arda hanno rappresentato le sue prime esperienze in bici quando, ragazzino, gareggia nel Gruppo Sportivo Cadeo e più avanti nel Pedale Arquatese nello splendore medievale di Castell’Arquato, senza mai tirarsi indietro quando c’è da esibirsi nella vicina Fiorenzuola al velodromo dedicato all’olimpionico Attilio Pavesi.

Scrive Giuseppe Figini che di Perini sa tutto o quasi, che a Castellarquato il “Pero” entra in confidenza negli anni giusti con un gruppo di amici e di dirigenti del Pedale Arquatese, ex corridori e appassionati di ciclismo che gli insegnano le nozioni fondamentali per chi si accinge a correre e nei cinque anni sportivamente trascorsi a Castell’Arquato, si impone in alcune manifestazioni ciclistiche che nella Bassa padana hanno un valore speciale, quali la Coppa d’Inverno e il Gran Premio di Carnago, anche se s’intravede che la sua non sarà un’attività ricca di successi ma piuttosto adatta alla costanza di rendimento. Ergo, il “Pero” come tutti lo chiamano, nasce gregario a fa il suo lavoro con grande dedizione; impara da subito a sentirsi parte di un gruppo e comprende che il suo compito è quello di contribuire a far sì che il leader della squadra possa emergere. Perini fa suo il significato delle due ruote, dove i ruoli sono ben definiti e per questo staziona a lungo nell’universo professionistico.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giancarlo Perini, un magico mondiale e l’arte del gregario

SportPiacenza è in caricamento