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Venerdì, 26 Aprile 2024
Volley B

De Pascali: passione, competenza e colpi di mercato. Dopo 13 anni la Canottieri riparte senza il suo direttore sportivo

L'ex dirigente piacentino: «Una decisione ponderata e maturata nel tempo. Sono sicuro che la squadra otterrà la salvezza in Serie B»

Capitolo allenatori: una bandiera come Gabriele Bruni e un allenatore emergente subito vincente come Massimo Botti.

“E’ vero che in campo vanno i giocatori, ma il condottiero che li guida riveste una figura tangibilmente determinante. Ebbene, la Canottieri è stata molto fortunata. Gabriele ha gettato basi e fondamenta proiettando avanti a sé il contorno di un sogno visionario, quella serie A che ha poi paradossalmente visto raggiungere da esterno. Nove lunghissimi anni di lavoro in cui ha amalgamato competenza tecnica, amore per il lavoro e impegno massimale sempre; le sue mail alle 2.40 di notte del giovedì erano un appuntamento fisso. Senza di lui la Canottieri nell’ultimo decennio avrebbe disegnato una parabola sensibilmente differente. Massimo, attingendo dal suo percorso professionistico (non si può essere per caso capitano in sette diversi team di serie A), ha offerto un contributo determinante per rifinire il percorso. Di lui fra le tante caratteristiche di coaching che potrei elencare, mi preme sottolineare il “mindset” impressionante di cui dispone e che gli permette gestione situazionale lucida e fredda durante e dopo la gara, nonostante di base la sua impronta caratteriale sia vivace. Esperienza di campo sicuramente, ma, sono certo,  anche istinto naturale di un uomo di sport: come lui, Piacenza ne ha visti pochi”.

Tantissimi giocatori nei vari roster gialloneri: qual è stato il colpo di mercato più difficile e quale la scommessa vinta che ricordi più volentieri?

“Fausto è stato un grande presidente. Non ho mai fatto fatica a fare mercato.Vorrei che fosse bene impresso questo concetto. Colombi, che ha inventato la Canottieri Ongina, ha fatto un gran lavoro. Nessuna realtà piacentina nella storia del volley maschile ha saputo conquistare sul campo una promozione in serie A2. Succederà ancora, me lo auguro. Lui però attraverso la sua determinazione lo ha fatto per primo. Io onestamente, per mezzo della sua dedizione agli obiettivi che di volta in volta si tratteggiavano, non ho mai fatto fatica a reclutare gli uomini che hanno vestito la maglia giallonera. Potevo permettermi di invitare i giocatori a chiedere referenze libere e non guidate, sapevo che non sarebbe esistito tema di smentita. All’interno del mio ambito operativo ho dovuto solo mettere a disposizione conoscenze a livello personale e le competenze ai fini della scelta e della gestione delle persone, originate dall’osservazione attenta di quelli bravi che hanno scritto la storia del nostro sport ma, anche e soprattutto, dalle esperienze migliori che il nostro territorio ha offerto. In questo arco temporale, ho avuto l’opportunità di attraversare da vicino gli anni della mitica Opel di Carlo Baldini, l’esempio della Libertas Volley Ball di Giampaolo Ultori e del povero Ettore Girometta, della Pallavolo Piacenza di Antonio Bosoni e di vedere poi il suggello ai vertici nazionali e internazionali di tutte le compagini che ha allestito Guido Molinaroli. E’ stata una buona palestra. Per quanto riguarda le scommesse vinte invece, non posso non ricollegarmi alla domanda che mi hai fatto prima citando i due allenatori che hanno contraddistinto l’ultimo decennio. Spostarli dal quadrato di gioco direttamente alla panchina poteva sembrare prematuro, ma in cuor mio ero certo che avrebbero fatto più che bene e così è stato. Mi sarebbe piaciuto infine vederli lavorare insieme, non lo nego”.

Qual era la tua filosofia nella costruzione della squadra?

“La mia personale idea per costituire la spina dorsale di una squadra competitiva passa attraverso la scelta della diagonale e di un libero solido. Poi attorno ad essi, mi è sempre piaciuto mettere insieme giocatori di qualità con un occhio di riguardo per l’attitudine al primo tocco. Mai trascurare però il valore aggiunto che gli atleti nei ruoli chiave potevano offrire. Palleggiatori come Giumelli e Ferraguti e leader come Max Botti stesso da giocatore o Cardona, con la loro voglia di vincere, hanno animato i rispettivi gruppi trasmettendo messaggi fondamentali”.

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