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Manuela Leggeri dal Miovolley alla nuova avventura azzurra: «E' stato un regalo grandissimo»

Il tecnico del club piacentino prima di iniziare l'estate con l'Italia concluderà la stagione alla guida dell'Under 16 e della Serie C. «La soddisfazione più grande di questi mesi? Sentirsi dire: adesso capisco cosa significhi pensare di squadra»

Il telefono suona e la chiamata è di quelle inattese, che sorprendono e fanno battere forte un cuore da sempre colorato d’azzurro. La voce è quella inconfondibile di Julio Velasco, tecnico dell’Italia femminile fra pochi mesi probabilmente impegnata nell’assalto a una medaglia olimpica che le donne non hanno mai vinto. Manuela Leggeri ascolta, ci pensa un attimo perché la proposta è di quelle intriganti ma impegnative e poi risponde positivamente. La capitana dell’Italia campione del mondo del 2002 e attuale tecnico delle formazioni Under 16 e di Serie C del Miovolley farà parte dello staff azzurro che da maggio attraverso la Volleyball Nations League cercherà di difendere la posizione nel ranking internazionale che consentirebbe la qualificazione ai Giochi di Parigi.

«E’ successo tutto nell’arco di dieci giorni – spiega la Leggeri – e sinceramente non mi aspettavo questa proposta. Julio mi ha parlato, mi ha spiegato che ruolo avrei nello staff e devo dire che per me è stato un grandissimo regalo. In mezzo ad allenatori del calibro di Velasco, Barbolini e Bernardi, gli altri componenti dello staff tecnico, ho solo da imparare. So di avere dato un bel contributo come giocatrice, ma in panchina non posso paragonarmi al loro livello, spero di contribuire con il mio mattoncino alla costruzione della squadra».

Nello specifico quale sarà il tuo ruolo?

«Sarò assistente allenatore, porterò la mia esperienza di chi ha vissuto il campo da donna, perché noi gestiamo le situazioni in modo diverso rispetto agli uomini».

Sai già come sarà la tua estate?

«Il programma deve ancora essere definito nei dettagli. Per ora si parte a metà maggio con la Vnl, il resto verrà valutato da Velasco e dalla Federazione».

Concluderai la stagione come tecnico del Miovolley?

«Assolutamente sì. Il mio impegno in nazionale inizia quando saranno conclusi gli appuntamenti agonistici a Piacenza».

Ci parli della tua avventura iniziata la scorsa estate a Gossolengo?

«Partiamo dalla seniores: con la Serie C è una stagione complicata, in cui siamo nelle zone basse della classifica. La squadra è giovanissima, di fatto una Under 20, e abbiamo dovuto fare i conti con tanti problemi fisici, adesso siamo in undici in rosa e il primo sei contro sei in allenamento sono riuscita a proporlo a metà dicembre. Ma le ragazze si impegnano e non si tirano mai indietro, stiamo crescendo e questo è un aspetto molto positivo. Con l’Under 16 invece abbiamo superato la prima fase da seconde del raggruppamento e ora abbiamo appena iniziato il secondo raggruppamento».

Ma le tue ragazze ti vedono come allenatrice o come ex campionessa?

«L’impatto è stato traumatico, il giorno della presentazione le vedevo tutte un po’ spaesate. Ma quando siamo entrate in palestra ho spiegato che io sono una di loro, pur con il rispetto dei ruoli, e se hanno bisogno sono a disposizione. Adesso la situazione è bellissima e sono davvero molto contenta. Il libero dell’Under 16 un giorno è venuta da me e mi ha detto: ho studiato, so tutto di te. Mi ha ricordato cose che mi ero dimenticata. E quando nello spogliatoio ho annunciato che sarei entrata nello staff della nazionale erano preoccupate e mi hanno chiesto: mica ci abbandonerai?».

La soddisfazione più grande?

«Ce ne sono state tante, forse la più bella è stata sentirsi dire dopo qualche mese: adesso capisco cosa significhi pensare di squadra. L’ho vissuta come una vittoria, perché per ragazze così giovani vuol dire crescere e maturare».

Sei qui da pochi mesi ma puoi dare già un giudizio sulla pallavolo giovanile piacentina. Come ti sembra il livello?

«Il periodo del covid si è fatto sentire, soprattutto nelle ragazze più piccole. Non solo a Piacenza, ma in generale. Tenere ferme queste ragazze per quasi due anni ha significato perdere una parte importante della crescita tecnica e caratteriale; se devo fare un paragone la Prima divisione che allenavo a Volta Mantovana qualche stagione fa non è lontanissima dal livello della Serie C attuale. Questa generazione ha un buco che è difficile colmare; magari le atlete più esperte e già formate non hanno problemi, ma le più giovani lo accusano parecchio. E non parlo solo dell’aspetto tecnico, ma anche dello stare in gruppo. Non dimentichiamoci che per lungo tempo sono rimaste isolate e questo pesa molto».

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