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Triptherapy, il viaggio di Pelizzeni compie 500 giorni

Trip Therapy compie 500 giorni. Il giro del Mondo del piacentino Claudio Pelizzeni arriva al giro di boa ed è lui stesso a raccontarci le difficoltà, gli stati d'animo e le avventure di carattere sportivo che ha compiuto da quando è partito, nel...

Trip Therapy compie 500 giorni. Il giro del Mondo del piacentino Claudio Pelizzeni arriva al giro di boa ed è lui stesso a raccontarci le difficoltà, gli stati d'animo e le avventure di carattere sportivo che ha compiuto da quando è partito, nel maggio del 2014. Un percorso che Claudio Pelizzeni spiega giorno per giorno sul suo blog triptherapy.net attraverso articoli e video; e che riscuote sempre più successo. «Cinquecento giorni è un bel giro di boa - ci ha detto - e sotto il profilo sportivo le sfide più impegnative sono stati i trekking in Cina e Guatemala».

PERCORSO - «Cinquecento giorni è un bel giro di boa - spiega Claudio Pelizzeni - sembrano tanti, ma in realtà sono passati molto velocemente. Il giro del mondo senza aerei procede senza grossi intoppi e così dopo 27 nazioni tra Asia, Australia e Nord America mi sto avvicinando al Sudamerica per poi chiudere la mia avventura in Africa».

DIFFICOLTÀ - «Le più grandi difficoltà le ho incontrate in Asia, senza alcun dubbio. I visti e l'attraversamento delle frontiere a piedi non è assolutamente semplice. Probabilmente il passaggio fondamentale è stata la frontiera India/Birmania dove solo pochissime persone sono passate.
Inoltre arrivare e lasciare l'Australia, uno stato meraviglioso, ma con stringenti politiche immigratorie. L'ho raggiunta grazie ad un cargo mercantile da Hong Kong e sempre grazie ad un cargo ho attraversato l'intero oceano pacifico per 26 giorni fino a giungere in Canada. Quest'ultimo viaggio è stato molto duro a livello mentale poiché ho trascorso quasi un mese senza contatti con il mondo con l'orizzonte che non cambiava mai. Ne ho approfittato per iniziare a scrivere un libro su questa incredibile avventura».

SPORT - «Dal punto di vista sportivo le sfide più gratificanti sono state le immersioni nel Blue Hole del Belize con grandi squali, mentre le più impegnative sono state i trekking. I più duri non sono stati sull'Himalaya come si potrebbe pensare, bensì in Cina e in Guatemala. In Cina ero ancora un inesperto e a causa di ciò, oltre alle mappe cinesi di difficilissima comprensione, ho avuto momenti molto difficili sul monte Emai. Da 400 metri fino a 3000 in tre giorni, passando dalla giungla umida al freddo secco dormendo in antichi monasteri buddisti. In Guatemala ho invece sfiorato per la prima volta della mia vita i 4000 metri in ascesa su un vulcano, l'Acatenango.
Le difficoltà qui sono state proprio sportive poiché la partenza era a circa 2200 e l'arrivo a 3976 metri. Il tutto in una giornata dove la conformazione del vulcano non dava scampo in quanto ho percorso il tracciato interamente in salita senza momenti di piano o discesa. Un massacro, ma la vista all'alba è stato un premio gratificante».

E ORA? - «Ora mi trovo in Nicaragua e sto esaurendo la zona centrale americana - conclude Claudio - poi volgerò fino al profondo sud, fino alla fine del mondo a Ushuaia in Patagonia. Prima di questa destinazione appuntamento obbligato con un altro importante trekking: i 5 giorni dell'inca trek in Peru per raggiungere Matchu Pitchu, il cui arrivo è previsto il 20 gennaio. Dalla Terra del Fuoco risalirò alla volta di Argentina e Brasile dove vorrei assistere ai Giochi Olimpici di Rio 2016. A quel punto mancheranno circa 200 giorni al mio ritorno che trascorrerò in Africa, da sud a nord.
I repentini cambiamenti geopolitici africani non mi hanno ancora permesso di programmare l'itinerario. Una tappa non vorrei mancare: l'ascesa al Kilimangiaro».

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