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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Lo sport è ripreso nelle aree verdi senza alcun controllo. Ma allora perché non riaprire davvero gli impianti?

Ogni giorno centinaia di ragazzini improvvisano partite nei parchi della città. Non sarebbe più sicuro dare alle società piacentine l'opportunità di ripartire definendo protocolli realmente sostenibili?

Attenzione, perché dare “realmente” la possibilità significa consentire alle società di rispettare un protocollo che non sia impossibile da attuare. Oggi le normative vigenti consentirebbero ai club, almeno sulla carta, di riprendere gli allenamenti, ma con l’obbligo di normative che rendono impossibile a livello pratico l’attuazione. Ogni federazione ha un proprio protocollo, ma se quasi nessun club ha ripreso significa che un problema esiste. Un medico sempre presente ad esempio è pura utopia, in un periodo in cui siamo ancora in un’emergenza sanitaria conclamata, l’allenamento con le mascherine, previsto da alcune federazioni, da altri è considerato addirittura dannoso. Il nodo principale da sciogliere è la responsabilità del gestore dell’impianto (o del presidente) in caso di contagio: o si riduce al solo comportamento doloso oppure nessuno si prenderà la responsabilità di aprire i cancelli. Ma così facendo si aumenterà sempre di più il numero di ragazzi presenti nelle aree verdi senza alcun controllo; anche chi adesso è dubbioso, o magari viene "trattenuto" dai genitori, piano piano inizierà ad uscire andando a ingrossare il numero di chi pratica attività come se nulla fosse successo.

Dare “realmente” la possibilità significa anche non obbligare i club a sostenere costi ingestibili per ripartire. Nelle Marche, per fare un esempio, una società di volley ha ripreso gli allenamenti con sanificazione degli ambienti, dei palloni, gruppi ridotti e autocertificazione. Il costo per ripartire? Circa 3mila euro, cifra che ovviamente aumenterà man mano che sanificazione e approvvigionamento di gel e strumenti necessari all’attività si intensificheranno. Quanti possono sostenere questi investimenti in una fase come quella attuale?

L’impressione è che nessuno voglia prendersi la responsabilità di dire chiaramente cosa si possa e cosa non si possa fare, dando linee guida precise e realizzabili ai responsabili. Il risultato? Mentre la Serie A di calcio ancora cerca di capire come dovrebbe comportarsi nel caso si trovasse un giocatore positivo al Covid-19, ogni giorno centinaia e centinaia di ragazzi svolgono attività senza nessun controllo e senza rispettare alcuna indicazione sanitaria con rischi enormi per la ripresa del contagio.

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