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Gresia sugli ultimi episodi di minacce e offese agli arbitri: «Troppo spesso il problema sono gli adulti che dovrebbero essere educatori»

Il presidente dell'Aia piacentina: «Purtroppo questi episodi portano in secondo piano l'ottimo lavoro che svolgono molti club. Le società intervengano direttamente quando si trovano a vivere situazioni paradossali»

Domenico Gresia non ci sta, e non potrebbe essere altrimenti. Troppi gli episodi, anche molto ravvicinati nel tempo, che vedono come vittime i direttori di gara chiamati ogni settimana a dirigere le partite del calcio dilettanti e soprattutto di quelle giovanili. Sono queste ultime a preoccupare principalmente il numero uno dell'Aia piacentina, soprattutto perché protagonisti loro malgrado sono spesso dei minorenni che si stanno facendo le ossa nel mondo dell’arbitraggio.

Ultime in ordine di tempo le squalifiche che hanno visto protagonisti un tecnico che dopo l’espulsione del figlio ha minacciato un direttore di gara e quella di un quattordicenne che ha sputato all’arbitro.

«Non è possibile continuare ad assistere ad episodi del genere che minacciano la crescita di persone, minorenni e non, che hanno il coraggio di mettersi in gioco e non meritano questi atteggiamenti inqualificabili da parte di chi dovrebbe essere in primis un educatore. Bisogna far capire cosa c'è dietro a ragazzi e ragazze che indossando una divisa scendono in campo da soli in un ambiente spesso ostile, dove non viene perdonato il minimo errore. Oltre a cercare di gestire le proprie emozioni per un compito non semplice, si trovano a dover combattere e superare gli insulti e le proteste di tutti».

L’accusa di Gresia è diretta. «I problemi minori li creano i giovani calciatori in campo se fuori ci sono degli adulti responsabili; le situazioni negative nascono quasi sempre dagli adulti e i ragazzi loro malgrado ne subiscono le conseguenze. Questo fare sbagliato purtroppo mette in secondo piano l'ottimo lavoro di molte società che utilizzano lo sport come veicolo educativo ed è proprio a loro che mi rivolgo. Si facciano portatrici di messaggi positivi ed intervengano direttamente quando si trovano a vivere situazioni paradossali come quelle successe ultimamente, perché anche i miei ragazzi hanno il diritto di sbagliare provando a fare sport seppur in maniera diversa. Come dico sempre: aiutatemi a far crescere lo sport che fa crescere».

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