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Venerdì, 26 Aprile 2024
Volley A1 maschile

Brizard: «A Piacenza ho trovato il mio ambiente naturale. Ho detto di no a un triennale a Perugia»

Il capitano della Gas Sales Bluenergy si racconta. «Mia madre non voleva che giocassi a pallavolo. Cosa farò dopo il volley? Forse l'allenatore delle giovanili o il dirigente»

GSE_banner_322x250_statico-2Antoine Brizard, il capitano della Gas Sales Bluenergy ha chiuso la sua seconda stagione con la maglia biancorossa. L’ha chiusa da vero capitano, in campo e fuori. Giocherà a Piacenza anche le prossime tre stagioni il campione olimpico di Tokio con la maglia della Francia. Classe 1994, 29 anni oggi 22 maggio, il capitano torna ora in Francia. Lo attende la nazionale guidata da Andrea Giani, gli appuntamenti della VNL e del campionato d’Europa, la sua famiglia e i suoi amici di sempre. E prima di lasciare Piacenza si racconta a tutto tondo in una lunga chiacchierata.

“A Piacenza ho trovato il mio ambiente naturale, città tranquilla, pubblico vicino alla squadra, tanta voglia di pallavolo. Quando ho deciso di venire a giocare qui ho fatto la scelta giusta, mese dopo mese ne sono sempre più convinto”.

Cosa piaceva fare ad Antoine Brizard ragazzino?

“Fare tanto sport, mio padre giocava a calcio e anche bene, faceva pure atletica leggera, io ho giocato a tennis, calcio e pallavolo. Quando avevo sei anni, nel giardino di casa era stata messa una rete da pallavolo e giocavo con mio fratello che ha quattro anni più di me. A scuola sono sempre stato promosso ma non mi piaceva studiare, a casa avevo sempre una scusa pronta per mia madre Francoise quando non volevo aprire i libri”.

E se non avessi giocato a pallavolo cosa avresti fatto?

“Nella mia famiglia sono quasi tutti dottori, dallo zio a mio fratello Benjanin, quando è venuto a mancare mio papà io avevo dieci anni, da allora abbiamo sempre pensato cosa lui avrebbe voluto per noi. Mio fratello giocava a pallavolo, dopo un po' di anni ha smesso per preparare al meglio l’anno del test per entrare in Medicina. Io avrei voluto fare fisioterapia ma era più che altro per tranquillizzare mia madre. Anch’io mi sono iscritto per fare il test di medicina che poi serviva anche per entrare a fare fisioterapia, dopo sei mesi ho capito che non mi piaceva, sono anche andato in depressione, ho parlato con mia madre e le ho fatto capire che volevo giocare a pallavolo e diventare un atleta”.

E tua madre cosa ha detto?

“Ha capito, l’anno successivo ho lasciato Poitiers per trasferirmi a Parigi e anche là ho provato ad iscrivermi a Fisioterapia sempre per fare felice mia madre ma il campo era il mio pensiero fisso, mi sono allenato tantissimo, lì ho capito che la pallavolo era il mio lavoro e come tutti i lavori dovevo imparare a farlo al meglio”.

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