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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Rio2016 - Oyebode: «Alle Olimpiadi grazie a Cortemaggiore».

C’è anche un po’ di Cortemaggiore alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Grazie a Michael Olufemi Oyebode, ai Giochi come coach della Nigeria e tecnico della formazione femminile magiostrina di tennistavolo che negli ultimi anni sta...


C’è anche un po’ di Cortemaggiore alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Grazie a Michael Olufemi Oyebode, ai Giochi come coach della Nigeria e tecnico della formazione femminile magiostrina di tennistavolo che negli ultimi anni sta ottenendo ottimi risultati in Italia. Nella prova individuale è arrivato lo storico risultato di Quadri Aruna, primo atleta africano capace di raggiungere gli ottavi di finale alle Olimpiadi, mentre nella gara a squadre il sorteggio ha messo i nigeriani di fronte ai favoritissimi cinesi, capaci di vincere 3-0.

«A livello individuale – spiega Oyebode dal Villaggio Olimpico – siamo andati oltre ogni pronostico. Mai un giocatore del nostro continente era arrivato fino ai quarti di finale, un risultato senza precedenti che però potevamo anche augurarci, visto che Aruna sta facendo bene nel circuito internazionale e ultimamente è cresciuto parecchio. Ci attendevamo questo salto di qualità, ma dobbiamo dire che è stato davvero bravissimo».

Anche il lavoro dello staff sarà stato particolarmente apprezzato.
«Sicuramente. Tantissimi addetti ai lavori, atleti e allenatori si sono complimentati e sui social abbiamo ricevuto grandi attestati di stima. Sembrava avessimo vinto l’oro noi invece dei cinesi. Abbiamo i riflettori di tutto il movimento puntati addosso e questo ci rende orgogliosi».

Personalmente come stai vivendo la tua prima Olimpiade: le gare, il Villaggio e il contatto con atleti e tecnici di tutte le altre discipline?
«Molto bene; stiamo parlando di un sogno che si è avverato. Da quattro anni lavoro con la federazione, sono stato ai Giochi africani dove siamo riusciti a metterci in luce e ho seguito le squadre dei più giovani negli appuntamenti internazionali. Sapevo che poteva arrivare anche questa opportunità, ma quando mi hanno chiamato è stato fantastico. In questo momento sono felicissimo e non riesco a trattenere la gioia. Gran parte di questo risultato lo devo a quanto fatto in Italia, iniziando da Cortemaggiore».

Sei nigeriano, alleni la nazionale ma possiamo dire che ti senti anche italiano.
«Certamente; mio figlio gioca nella nazionale azzurra e la mia famiglia vive a Cagliari. Poi io alleno a Piacenza dove la società mi ha messo a disposizione ottime giocatrici grazie alle quali abbiamo conquistato negli ultimi tre anni rispettivamente terzo, primo e secondo posto in campionato. Se sono qui è anche per merito dell’esperienza a Cortemaggiore».

Ti ha chiamato qualcuna delle tue giocatrici o anche qualche dirigente durante la tua esperienza ai Giochi?
«Ho sentito tantissime persone, amici, giocatori, Marco Barani che è il papà di una giocatrice, la mia collaboratrice Olga Dzelinska, ma anche Giulia Cavalli e Anna Fornasari. Poi ho letto i commenti su facebook dei ragazzi, del presidente Dernini, del consigliere Colombi, li sento davvero vicini anche se non riesco a nominarli tutti. Li ringrazio perché vedo che a loro fa molto piacere questa mia esperienza; non possono sapere cosa sto vivendo qui».

Quindi non esageriamo dicendo che hai portato un po’ di Cortemaggiore e Rio de Janeiro.
«Senza dubbio. Allenerò nel Piacentino per la quarta stagione e la società mi ha permesso di raggiungere palcoscenici prestigiosi grazie ai quali sono riuscito a mettermi in luce confermandomi ad alti livelli. Abbiamo vinto lo scudetto ed è stato un risultato grandissimo, devo davvero ringraziare enormemente Cortemaggiore».

Ultima curiosità: ci sono tante storie da raccontare per chi vive nel Villaggio Olimpico. A te in questi giorni è successo qualcosa di particolare?
«Ho incrociato Fiona May, l’ex saltatrice in lungo italiana capace di vincere due argenti alle Olimpiadi. L’ho guardata e le ho detto: ma sei proprio tu? Poi ovviamente ho voluto fare una foto insieme dopo averle spiegato che ero italiano. E ho visto anche Massimo Costantini, leggenda del tennistavolo azzurro ed attualmente tecnico della formazione americana. Ci siamo abbracciati perché abbiamo portato un po’ d’Italia alle Olimpiadi anche nella nostra disciplina».
Dal nostro inviato a Rio de Janeiro

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