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Rugby B - Sandro Pagani: «Mi piacerebbe regalare al Piacenza Rugby un'altra promozione in Serie A»

«Questo sarà il mio sesto campionato consecutivo alla guida della prima squadra e, dati alla mano, in 70 anni di attività del mio club, solo Gigi Savoia e Claudio Franchi hanno fatto più stagioni di me in panchina»

Continuano le interviste di avvicinamento alla nuova stagione del Piacenza Rugby. E’ il turno di Sandro Pagani, allenatore della formazione Senior dei biancorossi per la sesta stagione consecutiva.

Anche per questa stagione ricoprirà il ruolo di allenatore della prima squadra, il presidente continua a credere in lei, come pensa di ricambiare questa fiducia?

«Questo sarà il mio sesto campionato consecutivo alla guida della prima squadra e, dati alla mano, in 70 anni di attività del mio club, solo Gigi Savoia e Claudio Franchi hanno fatto più stagioni di me in panchina. Questo dimostra che il presidente approva i miei metodi e i miei modi di agire nelle dinamiche di squadra: abbiamo lo stesso approccio per la gestione delle risorse umane che nel mio caso sono i giocatori, considerandoli parte di una vera famiglia. Ciò comporta un’ampia condivisione degli obiettivi e un confronto costruttivo costante. Mi piacerebbe regalargli un’altra promozione in serie A. La prima volta si era appena insediato presidente, la visse da neofita, con incredulità ed entusiasmo, mi piacerebbe rivederlo così».

La stagione è alle porte, girone duro e nuove regole qual è il suo punto di vista?

«Che io mi ricordi, abbiamo sempre affrontato gironi di ferro e sfide sulla carta impossibili. Anche quest’anno ci troveremo di fronte almeno 3 formazioni che hanno attinto alle categorie superiori attraverso campagne acquisti importanti, palesando ambizioni di promozione: Biella, Alghero e Monferrato su tutti. Tuttavia siamo abituati a giocare alla pari con tutti gli avversari e sono certo che, anche quest’anno, le formazioni più attrezzate dovranno fare i conti con noi. Tra le nuove regole non mi piace quella del tallonaggio in mischia, ma siamo pronti ad adattarci con profitto a questo cambiamento».

Dopo tanta militanza come vede il Piacenza Rugby nel suo settantesimo compleanno?

«Nonostante i 70 anni di storia quello di oggi è un club giovane ed in costante cambiamento, ambizioso e con un potenziale inespresso enorme. Ci stiamo ristrutturando con l’ingresso di figure competenti in ruoli e settori della società. Amiamo pensare in grande ed è per questo che inseguiamo grandi progetti, che cerchiamo di portare avanti, non sempre riuscendovi, con le grandi difficoltà del momento in cui si trova tutto lo sport della nostra provincia. Mi piacerebbe che si riavvicinassero tutti quegli ex giocatori che hanno indossato la maglia biancorossa (e sono davvero tanti) che invece se ne ricordano solo quando ci sono le ricorrenze».

Qual è la cosa più bella è quella più brutta che ricorda?

«Il momento più bello per me è stata la vittoria dell’ultimo derby con i Lyons: la nostra coraggiosa strategia, la preparazione della partita, il modo in cui la interpretarono i giocatori. E poi i volti increduli dei nostri e dei loro numerosissimi sostenitori. Il più brutto invece è stato l’infortunio in allenamento del nostro mediano di apertura straniero che, quello stesso anno, ci costrinse a giocarci la metà delle sfide salvezza senza di lui».

Se potesse avere la bacchetta magica quale sarebbe la prima cosa che farebbe?

«Mi piacerebbe realizzare al “Carlo Mazzoni”, il nostro impianto di le Mose, una struttura sportiva completa, bella e funzionale che possa restare a disposizione delle presenti e future generazione di atleti quale prezioso patrimonio di un club speciale come il Piacenza Rugby».

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