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Serie A

Quando Pasquale Luiso deliziava Piacenza con le sue giocate

Per il Toro di Sora una sola annata in biancorosso, ma splendida e densa di ricordi

Ci sono calciatori che per lasciare il segno e rimanere nei cuori dei tifosi non hanno bisogno di militare anni e anni nella stessa squadra; a loro basta semplicemente massimo impegno e qualche incredibile giocata. Questo è il caso dell’indimenticato Pasquale Luiso, che indossò la maglia del Piacenza per una sola stagione, nel 1996-1997. Durante quella gloriosa epoca calcistica che sono stati gli anni ‘90, dove i campioni in Italia non mancavano di certo – si pensi ad esempio a Baggio, Del Piero, Mancini e Totti – anche il bomber nativo di Napoli seppe ritagliarsi il suo importante spazio. Chiamato in Serie A dagli emiliani dopo l’esperienza con l’Avellino, Luiso divenne subito titolare fisso dell’11 biancorosso, nel ruolo di centravanti puro, che gli permise di segnare molti goal – 14 per la precisione – e di ballare più volte la Macarena. Quello era il suo modo per esultare ogni volta che risultava decisivo, il che accedeva spesso, come per esempio contro il Cagliari durante lo spareggio salvezza, quando realizzò due goal, che permisero alla squadra allora allenata da Bortolo Mutti di rimanere in A. Conosciuto da tutti come il Toro di Sora, per la sua abilità nel proteggere il pallone, che quasi nessun difensore era in grado di sradicargli dai piedi, il numero 9 si distinse anche in altre occasioni. I tifosi del Piacenza ne ricorderanno una in particolare, quella del famoso 3 a 2 sul Milan.

Una rovesciata è per sempre (come sa bene il Milan)

14 reti in 32 partite con la maglia del Piacenza sono un bottino davvero niente male per Luiso, che in Emilia-Romagna rimase per una sola stagione. Una stagione comunque indimenticabile, sia per i tifosi sia per lo stesso attaccante con il vizio per la segnatura facile, che contro il Milan nel 1996 realizzò quell’incredibile rovesciata che superò l’incolpevole Sebastiano Rossi, contribuendo alla vittoria dei biancorossi. Un gesto tecnico di rara bellezza che è rimasto negli annali del calcio. Calcio che è molto cambiato rispetto a quando scendeva sul rettangolo verde Luiso, basti pensare al calendario talmente fitto di appuntamenti da obbligare i calciatori a giocare praticamente ogni 72 ore per accorgersene. Nel suo caso, si scendeva in campo ogni domenica e al massimo se c’era qualche partita di Coppa Italia da disputare, ma non di più. E forse quello era il bello, il bello di uno sport che si apprezzava maggiormente quando era un “evento raro”. Nonostante siano cambiati i tempi, non c’è dubbio che l’ex attaccante del Piacenza se per assurdo fosse ancora oggi in attività farebbe benissimo, come ha fatto in tutti i club in cui ha militato nella sua lunga carriera.

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Un bomber giramondo divenuto allenatore

Il Toro di Sora ha vestito anche un altro biancorosso, quello del Vicenza, squadra con cui ha sfiorato la Coppa delle Coppe, manifestazione che nel 1997 lo ha visto assoluto protagonista, avendo conquistato il titolo di capocannoniere grazie alle 8 reti realizzate. Dopo soli 3 anni eccolo sbarcare alla Sampdoria, formazione con cui ha fatto molto bene segnando 13 goal in 47 presenze. Pasquale Luiso ovunque è andato ha lasciato il segno, tranne forse nel Chievo, dove praticamente non ha mai giocato. Un caso più unico che raro per questo bomber abile nel superare facilmente i portieri avversari. Nel 2007-2008, prima di appendere definitivamente le scarpe al chiodo, è tornato al Sora, formazione con cui ha compiuto i primi passi verso il calcio che conta. Se nel 1993-1994 si rese autore di ben 36 reti in 91 partite, nel 2007-2008 segnò quasi un goal a partita – 12 marcature in 15 gare. E dopo poco più di 20 anni da attaccante puro, Luiso ha deciso di cambiare mestiere e di fare l’allenatore, sperando di avere fortuna come quando scendeva regolarmente sul rettangolo di gioco. Certo, prima di poter allenare club importanti ci vorrà un po' di sana gavetta, che per altro sta già facendo, così da farsi trovare pronto nel caso in cui un giorno dovessero chiamare Milan, Inter oppure Juventus. 

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