Piacenza - Roberto Pighi cerca soci fuori città, ma non c'è nessun fondo d'investimento

A parte improbabili avventori e un tentativo non andato a buon fine portato avanti dai due ex biancorossi Lucci e Maccoppi - fu fatto un solo incontro e il problema insormontabile erano le diversità di vendute - per il resto c’è un punto veritiero: Pighi ha dato mandato ad alcuni dirigenti del fondo d’investimento di cui fa parte, Astraco di Milano, di sondare il terreno per possibili ingressi. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e probabilmente anche questo potrebbe essere un buco nell’acqua perché il Piacenza - sebbene abbia i conti cristallini - è una squadra di calcio di Serie C e in queste categorie ci sono solo costi e nessun tipo di introito.
E’ comunque illusorio parlare di fondo d’investimento, Pighi si è rivolto ai suoi partner nell’avventura Astraco, ma il fondo in sé, nella sua interezza, non è minimante interessato al Piacenza.
Astraco è in realtà un club deal (cioè composto da persone che hanno un elevato patrimonio e che sono disposti a investirlo in altre aziende per ottenerne un ritorno economico nel tempo) focalizzato sull’acquisizione di pmi medio grandi, espressione dell’eccellenza italiana ma che non riescono a decollare da sole o hanno bisogno di rilancio. Di recente ha acquisito la catena Panini Durini, l’emiliana LB Officine meccaniche e la Crippa Spa (come ci aveva già raccontato Pighi in una intervista qui), ma nel Piacenza Calcio queste condizioni non ci sono.
Come detto il club è cristallino ma produce solo perdite da ripianare ogni anno e senza un progetto di visione a medio termine (cioè una promozione in Serie A) nessun fondo si sognerebbe di avvicinarsi a via Gorra, a maggior ragione considerando anche la più totale carenza di strutture e un pubblico che supera di poco le mille unità. Piuttosto, la speranza, è che Pighi convinca qualche suo compagno di viaggio dell’advisory di cui fa parte.