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Piacenza - Di Battista traccia il primo bilancio. «Ci serve solo poter lavorare con continuità e serenità»

Il direttore dell'area tecnica. «Quella della rosa di 30 giocatori è una critica che mi muovono anche all'interno della società, il motivo lo vedete tutti i giorni. Squadra giovane? E' il mandato che ho ricevuto a luglio. Ora chiudiamo l'andata con 20 punti»

Con Simone Di Battista partiamo dalla fine e dal quel periodo, davvero complicato, in cui ha dovuto combattere in prima persona il Covid. «C’è stato un momento difficilissimo - ci spiega il direttore dell’area tecnica - quando mi hanno ricoverato in Ospedale e lì mi sono aggrappato ad alcune certezze. In alcuni momenti pensavo alla squadra anche dal letto dell’ospedale, in altri mi sono dedicato alla lettura. “La Partita”, il romanzo scritto da Piero Trellini su Italia-Brasile del 1982 e poi ai libri di Simenon».
Di Battista ha anche un pensiero per tifosi che gli hanno fatto sentire l’affetto nel momento più difficile. «Lasciami lo spazio per ringraziare i tifosi del Piacenza, alcuni di loro mi sono stati davvero vicino in quel periodo in Ospedale con telefonate e messaggi, compresi voi».
L’occasione, però, è anche quella di fare un punto sulla situazione che sta vivendo il Piacenza, atteso da un periodo cruciale: Pro Sesto, recupero col Novara e poi trasferta nella tana del fanalino di coda Lucchese.

Fotografiamo il momento?
«Credo che il pareggio di Como fosse il risultato più giusto, noi potevamo portarla a casa perché in due o tre situazioni non siamo stati bravi, è corretto dire che anche i nostri avversari hanno avuto le loro azioni e il pari è senz’altro giusto».

Ma?
«Non mi sono piaciute alcune uscite del loro ex tecnico (è stato esonerato martedì, ndr) Banchini e nemmeno le parole di Bertoncini, che hanno parlato di punti persi. Il Piacenza è andato a Como e si è giocato la sua partita, senza fare barricate, voglio vedere quante squadre penultime in classifiche andranno su quel campo a giocarsi le proprie carte. Noi l’abbiamo fatto e potevamo vincere, dopodiché anche loro hanno sprecato un paio di occasioni tuttavia le dichiarazioni dei nostri avversari mi sembrano una mancanza di rispetto nei nostri confronti».

Andiamo oltre: la situazione attuale di classifica, al netto dei pensieri, vede il Piacenza penultimo in classifica. Sarà una stagione più dura del previsto oppure sono i “conti” con il Covid a renderla così difficile? Il focolaio che è partito all’interno della squadra non può essere una scusa però ha avuto un peso notevole che non può essere ignorato.
«Sì è vero, il Covid ci sta mettendo il bastone tra le ruote. Mi spiego: le uniche due settimane di lavoro sereno e completo che abbiamo fatto sono state quelle tra la sconfitta di Grosseto e la partita di Carrara. Per il resto è stata una arrampicata davvero difficile. Siamo partiti in agosto col il caso degli 8 falsi positivi che, comunque, ci hanno creato dei problemi. Dopodiché, a parte quelle due settimane che ho detto, non abbiamo mai potuto lavorare serenamente. Prima è risultato positivo Manzo, poi io, poi i giocatori e infine lo staff della sede e quello tecnico».

Quanto sta pesando?
«Molto, e spesso la gente non se ne rende conto. C’è stato un momento, tra fine ottobre e inizio novembre, in cui la squadra pensava solo ed esclusivamente all’esito dei tamponi. Venivano fatti ogni due giorni, cambiavamo spogliatoio di continuo, alcuni di qui e altri da là, problemi logistici da tutte le parti, le strutture che andavano adeguate per allenarsi. Non è una situazione facile. I portieri tutti infortunati, quelli della Berretti tutti positivi. E non scordiamoci mai che siamo stati costretti a lavorare per un mese intero senza Manzo, fermo restando che il vice Lunardon è stato bravissimo».

E ora?
«Da venerdì scorso abbiamo trovato un po’ di serenità, riusciamo ad allenarci con una certa continuità e vediamo la luce in fondo al tunnel».

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