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Piacenza Calcio

Il saluto di Cesarini: «Retrocessione ferita aperta. La Serie D? Non avrei detto "no" al Piacenza, ma non ci sono stati più contatti»

L'ex capitano ora svincolato per effetto della Serie D. «Se mi avessero proposto un nuovo accordo probabilmente l'avrei accettato. La maglia biancorossa, i suoi tifosi, la fascia e il gagliardetto a inizio partita sono state emozioni speciali. Spero un giorno di tornare per poter salutare tutti»

L’ex capitano Alessandro Cesarini non parla a nome di tutti, ma è come se lo fosse. La ferita della retrocessione rimane aperta a oltre due mesi di distanza dalla gara vinta - inutilmente - contro il Vicenza che ha segnato il ritorno in Serie D del Piacenza dopo 7 stagioni consecutive in C.
Di acqua sotto i ponti non è passata ancora abbastanza e nonostante quello di Cesarini sia più che altro un saluto alla tifoseria biancorossa, alla fine lì si torna: a una stagione strana che ancora oggi si fatica a comprendere come sia potuta terminare in quel modo. La squadra si è svincolata (per effetto della retrocessione, col passaggio dai professionisti ai dilettanti) e la sensazione è che il nuovo corso del ds Sestu non sia propenso a ricontattare alcuni giocatori dell’anno scorso che potrebbero fare comodo in D. La botta è stata dura, il taglio altrettanto netto.
Il Piace riparte con un progetto tecnico nuovo ma la mente, in questi giorni piuttosto spenti (l’allestimento della squadra è a buon punto, tuttavia per motivi burocratici legati al cambio della tipologia di società non si possono ufficializzare) corre spesso a quel dannato aprile: la rimonta subita a Trieste, il gol preso al 100’ a Busto e l’ultima beffa di Crema in Pergo-Triestina.

Da qui parte Cesarini: «La retrocessione rimane senza dubbio una ferita aperta in me e penso in tutti, sinceramente a farmi più male è stata l’ultima giornata con la vittoria sul Vicenza. Siamo sempre andati a festeggiare i successi con i nostri tifosi, quel giorno invece siamo usciti dal campo in lacrime. E’ dura da digerire perché, nonostante le problematiche sportive che ci hanno accompagnato durante la scorsa stagione, tutto lo spogliatoio è sempre stato convinto di potercela fare. Non è stato così».

Difficile indicare un momento preciso, forse l’1-1 subito contro la Pro Patria al 100’ aveva spento le speranze. «Certamente a Busto è stata una beffa che ancora oggi fatichiamo ad accettare - prosegue Cesarini - perché nel giro di 10 secondi siamo passati dall’essere artefici del nostro futuro a dover dipendere dagli altri, e tutti sappiamo come è andata poi Pergo-Triestina. Tuttavia non sono d’accordo nell’indicare quel gol subito come il momento decisivo, quella passata è stata una stagione difficile con parecchi momenti complicati da gestire, sennò non saremmo arrivati a quel momento con l’acqua alla gola. Basta dire che abbiamo cambiato tre allenatori. Rimane però incredibile la retrocessione perché avevamo una buona squadra».

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