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Edmondo Ballotta e la magia del salto con l’asta

Conquistò sei titoli e diversi primati italiani negli ani Cinquanta, ma non venne mai convocato per le Olimpiadi

Non puoi scrivere di passato se non conosci la storia, se non fai paragoni con ciò che accadeva nel mondo e in Italia quando il Paese usciva dalla guerra e gli atleti piacentini, in questo caso il saltatore con l’asta Edmondo Ballotta, si affacciavano sulla scena internazionale. Ma andiamo con ordine. La disfatta dei totalitarismi occidentali nel 1945 dà il via all’inizio di una nuova era. Per quanto riguarda lo sport e l’atletica leggera in particolare i primi campionati europei dopo il secondo conflitto mondiale si svolgono a Oslo nel 1946 e sono la prima grande manifestazione del dopoguerra. Non viene però invitata la Germania mentre all'Italia è riservata miglior sorte e ciò, fra l’altro, permette ad Adolfo Consolini, uno dei migliori discoboli del mondo fin dal 1940, di fregiarsi del suo primo titolo europeo. Scende in lizza per la prima volta l'Urss, dopo il lungo isolamento che si era autoimposta durante gli anni Venti e Trenta e per la prima volta nella storia di questi campionati il programma prevede gare maschili e femminili.

Anche per i primi Giochi Olimpici dell'era postbellica, Londra 1948, il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) si attiene al principio di non invitare la Germania. E’ invece accolta l'Italia che, grazie ai discoboli Adolfo Consolini e Giuseppe Tosi, vince per la prima volta nella storia dei Giochi l'oro e l'argento nella stessa specialità. Contrariamente alle aspettative, viene a mancare l'Unione Sovietica, probabilmente i vertici politici e sportivi del Paese giudicano prudente aspettare fino al 1952, per avere il tempo di organizzarsi meglio nel settore maschile. Nel 1950 si tengono a Bruxelles i campionati europei e per l'Italia arrivano una nuova doppietta nel disco, grazie al tandem Consolini-Tosi, e le vittorie di Giuseppe Dordoni nei 50 chilometri di marcia e di Armando Filiput nei 400 metri a ostacoli.

Helsinki ha finalmente i suoi Giochi Olimpici nel 1952. E’ un’edizione importante, perché segna il rientro di Germania e Giappone e il debutto dell'Urss sulla scena olimpica. Il clima di guerra fredda si manifesta però nel fatto che i Paesi dell'area comunista decidono di alloggiare i loro atleti in un villaggio olimpico diverso, distante da quello degli altri paesi. Eroe indiscusso dei Giochi di Helsinki è il cecoslovacco Emil Zatopek, che vince 5mila e 10mila metri, nonché la maratona. Per l'Italia l'oro viene da Giuseppe Dordoni, che vince i 50 km di marcia con grande superiorità.

Nel 1956 i Giochi Olimpici si tengono per la prima volta nell'emisfero meridionale, in Australia. L'edizione di Melbourne ha la sventura di cadere in un momento in cui il mondo è angustiato da gravi problemi, come la rivolta ungherese e il conflitto angloegiziano per il canale di Suez. L'Italia rimane senza medaglie, e in queste olimpiadi c’è un grande assente, il piacentino Edmondo Ballotta più volte campione italiano nel salto con l’asta, che la Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera) decide inspiegabilmente di non convocare preferendogli il rivale di sempre, il romano Giulio Chiesa. Forse è da qui che dobbiamo partire per ricordare questo nostro campione, sulle cui imprese si è posata la polvere di un tempo lontano in cui l’Italia tenta, riuscendovi, di risalire la china dopo la seconda guerra mondiale.

Edmondo Ballotta ha onorato la specialità del salto con l’asta con varie società, tra queste il Gruppo Sportivo Calzaturificio Diana, lo stesso club cui hanno fatto parte sia Pino Dordoni che Abdon Pamich, quest’ultimo per un paio d'anni; Ballotta partecipa ai campionati europei a Berna nel 1954 e a Stoccolma nel 1958. Con l’asta il “Mondo” ci sa fare: salta 4 metri e 20 nel 1954, per salire a 4,21 e a 4,26 metri di altezza battendo diverse primati italiani; come accennato restano memorabili le sfide con Giulio Chiesa, medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e vincitore di tre titoli italiani sempre negli anni Cinquanta. Tra i due la rivalità è molto sentita, Ballotta nonostante i sei titoli italiani tra il 1951 e il 1958, non sarà mai convocato per un’avventura olimpica ed Edmondo riterrà quella mancata convocazione un’ingiustizia che non riuscirà a cancellare; non sarà lenita neppure nel 1957 quando prenderà parte a un corso federale sul salto con l’asta negli Stati Uniti, Paese in cui questa disciplina è all’avanguardia. A proposito di Ballotta e Chiesa rimane intatto il ricordo di quei due campioni che catturarono l’attenzione degli appassionati di atletica leggera.

Dicono che fosse uno straordinario personaggio il “Mondo”, così lo chiamavano i senatori della società, mentre i più giovani non andavano oltre il “signor Ballotta” dandogli rigorosamente del “lei”. Finto burbero, simpatico, burlone, la sua specialità al termine degli allenamenti era la corsa sulle mani, dicono che sfidasse tutti e che nonostante non fosse un circense navigato, fosse imbattibile. Sulla vecchia pista dello stadio di barriera Genova, al termine degli allenamenti avevano inizio le sfide. Era talmente abile che completava il giro di pista, circa 400 metri, sempre sulle mani. Ballotta è quasi istrionico nei movimenti e nell’agilità, si avvicina all’atletica leggera nel 1942 e a soli 12 anni alla sua prima gara vince il Gran Premio dei Giovani a Piacenza nel salto con l’asta valicando l’asticella a 2,60 metri. Da qui inizia la scalata di uno dei più grandi interpreti di questa disciplina della storia italiana che lo porta a valicare con l’asta rigida metallica, la ragguardevole misura di 4 metri e 35 a Piacenza il 21 Ottobre 1956 che gli permette di siglare per la quinta volta nella sua carriera il nuovo primato italiano.

Colleziona 18 presenze in maglia azzurra. Il suo carisma, la sua simpatia e la sua continua ricerca della perfezione lo portano a rivoluzionare e a dominare in campo nazionale la disciplina del salto con l’asta. La sua grande conoscenza dei calcoli fisici e matematici, la sua costante e convinta ricerca di nuove soluzioni per cercare di creare nuovi movimenti e azioni sempre più esatte e soprattutto la sua grande passione per l’atletica leggera, lo portano a frequentare i campi di atletica anche in veste di tecnico fino agli ultimi giorni della sua vita. Come accennato Ballotta aveva scelto la specialità del salto con l’asta da bambino, quando a Caorso, la località in cui era nato, sfidava se stesso negli immensi spazi del magazzino dell’azienda paterna di legami. Convola a nozze con Elivia Ricci, milanese, lanciatrice di disco, sei primati italiani, un massimo di 52.99, nove maglie tricolori nel disco e cinque nel peso. Anche la figlia Laura ha pure praticato il salto con l'asta ottenendo buoni risultati. In conclusione non si può negare che la storia di Ballotta non sia stata anche una vicenda sportiva di famiglia.

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