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Lo sport viaggia a due velocità: ecco perché ieri alla Sei Giorni delle Rose le tribune erano piene di spettatori

La federazione ciclistica e gli organizzatori della manifestazione hanno definito con gli enti competenti un protocollo fattibile. Altri si lamentano ma non riescono a compiere un passo in avanti

Le fotografie hanno iniziato a circolare già nella serata di ieri, per poi fare la comparsa sui social dalla prima mattinata di oggi. Le tribune del Velodromo Pavesi di Fiorenzuola piene di spettatori a seguire con entusiasmo l’ultima serata della Sei Giorni delle Rose di ciclismo, la prima manifestazione sportiva a ripartire. “Ma come – si sono chiesti in tanti – perché loro riempiono gli spalti mentre tanti altre discipline non possono nemmeno giocare o devono farlo a porte chiuse?”.

La risposta è presto data: oggi in Italia lo sport viaggia a due velocità. Alcune federazioni si sono mosse per tempo, hanno definito protocolli, li hanno fatti approvare dalle autorità competenti e, con determinate precauzioni, hanno consentito ai propri tesserati di ripartire. Il ciclismo è una di queste: qualche mese fa le due ruote sembravano una delle discipline più a rischio, si suggeriva addirittura di rimanere a venti metri di distanza in caso di scia e si metteva in dubbio una ripresa in tempi relativamente brevi. Oggi invece il ciclismo è ripartito (all’Autodromo di Monza un paio di giorni fa è andata in scena una manifestazione con oltre mille partecipanti, ovviamente divisi in categorie e con partenze scaglionate) e addirittura a Fiorenzuola si sono visti anche centinaia di tifosi sugli spalti. La dimostrazione che quando si lavora di concerto, si collabora e si punta a un obiettivo comune i risultati possono arrivare. Attenzione, non è sempre così, come insegna la Milano-Sanremo che ha visto il tragitto modificato per il rifiuto di alcuni sindaci liguri, ma nel Piacentino il risultato è stato eccellente.

«Abbiamo rispettato – spiega Claudio Santi, organizzatore e anima della manifestazione – tutte le normative vigenti. Ci siamo basati sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 giugno in cui si permetteva di organizzare eventi e competizioni sportive di interesse nazionale e quindi sull’ordinanza dell’Emilia-Romagna che concedeva il via libera agli sport di contatto, oltre a quella relativa all’autorizzazione per feste e sagre».

Così gli ideatori hanno presentato domanda agli enti competenti ottenendo l'ok da parte della Prefettura e dell’Azienda Sanitaria Locale, ovviamente con il rispetto di un protocollo appositamente predisposto. «Norme condivise con l’Asl che prevedevano la regolamentazione degli accessi attraverso la misurazione della temperatura, un registro presenze e l’obbligo della mascherina fatta eccezione per il momento in cui gli spettatori erano seduti al proprio posto».

Così la Sei Giorni ha fatto da apripista a tutto lo sport, non solamente quello piacentino, ricevendo anche i complimenti di Daniela Isetti, vice presidente vicario federale della Fci, presente alla serata finale. «E’ andata in scena una bella manifestazione nel rispetto di tutte le normative e garantendo un’adeguata sicurezza».

La speranza è che adesso seguano l’esempio anche altre federazioni, presentando protocolli adeguati ma fattibili per una ripresa di tutta l’attività, compresa quella di base. Evitando di inviare comunicati stampa di allarme che spesso non hanno un destinatario preciso e lasciano il tempo che trovano, ma facendosi davvero sentire nelle sedi deputate a prendere decisioni definitive. E subito dopo toccherà alle società prendere al volo l’occasione per tornare in campo. A Fiorenzuola si è dimostrato che è possibile farlo.

Matteo Marchetti e Nicolò Premoli

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