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Giocare nei mesi più caldi o accettare un continuo "apri e chiudi": le due strade per consentire allo sport di ripartire

Troppe incertezze e soprattutto modi diversi di intervenire da parte delle federazioni. Ma il problema principale è un altro: i club che svolgono attività sono divisi

Solo per fare un esempio, nelle ultime settimane forse lo sport avrebbe potuto provare a ritgliarsi qualche spazio in più. Prendiamo i dati di domenica scorsa: in Serie D di calcio sono state giocate 84 gare su 90 (il 93.3 per cento), la Serie C di calcio femminile, ripresa nel silenzio assoluto già da metà gennaio, ha visto disputare 20 partite su 23 (87 per cento) e due di queste non si sono effettuate per rinunce estranee al Covid, che dunque di fatto ha fermato un solo incontro. In Serie C di volley la situazione è leggermente peggiore, con 25 giocate su 35 in programma, ma comunque è sceso in campo oltre il 70 per cento delle squadre. Già oggi la situazione sarebbe probabilmente differente, con l’esplosione delle varianti, ma proprio per questo è necessario sfruttare al meglio i momenti più tranquilli concessi dal virus.

La seconda opzione è quella più scontata ma di cui in pochi parlano: svolgere attività durante i mesi più caldi. Alcuni dei dirigenti che ritengono poco sicuro scendere in campo adesso chiedono di rinviare tutto a settembre 2021, dunque con uno stop di ulteriori sette mesi. Pochi prendono in considerazione l’ipotesi di scendere in campo da maggio a settembre, nel periodo in cui la temperatura è più favorevole a una ridotta trasmissibilità del virus, come dimostrato lo scorso anno. Unica eccezione, al momento, la pallavolo, che sta lavorando per giocare anche a primavera inoltrata, e in alcuni casi pure in estate con tutte le categorie. Certo, bisognerebbe modificare regolamenti e soprattutto abitudini, ma siamo sicuri che lo sport voglia abbassare le serrande per altri sette mesi senza prima provarle tutte?

Anche perché, purtroppo, nessuno è sicuro che a settembre la situazione si sarà normalizzata. La campagna vaccinale procede a rilento e inizialmente il termine previsto era dicembre 2021. Considerato che gli sportivi, giovani e in salute, saranno gli ultimi della lista, è facile prevedere che non tutto sarà sistemato nemmeno fra sette mesi. Senza contare altri due aspetti: l’Ausl di Piacenza ha spiegato che a questi ritmi ci vorrà ancora un anno per terminare la campagna, facendola slittare dunque a febbraio 2022. Ma soprattutto è fondamentale tenere in considerazione che per i ragazzi fino a 16 anni (dunque la stragrande maggioranza del settore giovanile) ancora non esiste un vaccino. Ecco allora che diventa fondamentale scegliere una (o entrambe) le strade oggi percorribili.

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