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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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«La retrocessione in B del Piacenza nel 1994? Non fu colpa del Milan». Galliani fra calcio, ricordi e...Hristo Zlatanov

L'attuale amministratore delegato del Monza torna sui suoi passati da dirigente rossonero e sui confronti con i biancorossi. «La rovesciata di Luiso condannò Tabarez all'esonero. E io fui accolto dallo striscione "Capello e Galliani compagni di merende"»

Ma Galliani si sente legato a questo territorio più dall’amicizia con Pippo Inzaghi. «Ha nel cuore Piacenza così come il fratello Simone. E sono amico anche di Fabio Paratici, chief football officer della Juventus. Tutti e tre sono innamorati di Piacenza».

Se Pippo Inzaghi è il piacentino a cui Galliani è più legato, il reggiano Carlo Ancelotti – più in generale, visto all’incontro politico si doveva discutere di Emilia-Romagna ed Elezioni – è l’emiliano con cui ha condiviso più soddisfazioni. «Carlo è un mito. È un emiliano straordinario, molto legato alla sua terra. Stavamo bene a Milanello con lui, anche perché dopo ogni weekend passava a casa sua, faceva le scorte di cibo, salumi e Lambrusco per mangiarle insieme». Ma è di questa regione anche un altro grande allenatore dell’epopea berlusconiana: «Non dimentico anche le cose fatte insieme al romagnolo Arrigo Sacchi».

Un’estate Galliani bussò in via Gorra per prendere Dario Hubner. «Ma solo per fare una tournée estiva in America. Avevamo tanti giocatori impegnati con le nazionali e poi in vacanza, avevamo bisogno di un centravanti e cercammo Hubner per quest’esperienza. Fumava come un turco in ritiro e non disdegnava anche “qualche goccetto”». Altro episodio piacentino è il 4-2 rifilato al Milan dai biancorossi (già retrocessi) nel 2003, poco prima della finale di Champions tutta italiana con la Juve. «Vinse il Piacenza – sottolinea Galliani - e quella partita ci costò un sacco di soldi. Carlo mise in campo diversi ragazzi delle giovanili, ne facemmo debuttare tanti. Così ci toccò poi riconoscere un contributo sostanzioso alle squadre che li avevano cresciuti, dopo l’ingresso in campo in serie A. Carlo voleva far riposare tutti e così ci toccò spendere. Poi, però, mi consolai a Manchester. Ne valse la pena».

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