Renato Mola: «Coi soldi del mio cartellino Romagnoli costruì il nuovo stadio»
A Piacenza rimane solamente una stagione ma contribuisce in modo importante alla promozione in Serie B dei biancorossi nel 1969 realizzando 16 reti
Giugno 1969, stadio di barriera Genova, Piacenza e Clodiasottomarina si affrontano nell’ultima giornata di campionato; il Piacenza è già promosso in serie B, si tratta di una pratica da sbrigare in fretta per poi festeggiare la prima promozione in una categoria superiore dal Dopoguerra. Vince il Piacenza 4 a 1 e Renato Mola mette a segno una doppietta; si tratta di un centravanti potente, che sa fare reparto da solo ma soprattutto ha capacità realizzative notevoli. Ero un ragazzo, il giorno dopo avrei dovuto sostenere l’esame di terza media, ma a me interessava festeggiare il Piacenza. Ricordo quella giornata estiva con il cuore gonfio di gioia, salutammo in un sol colpo la serie C e lo stadio, perché le ruspe stavano già scavando per terminare per l’avvio del campionato 1969-70, il nuovo impianto di via Gorra. Mola era stato prelevato, su precisa richiesta dell’allenatore Tino Molina, dal Marzotto di Valdagno nell’estate precedente; il presidente Romagnoli aveva ambizioni concrete di promozione e allestì una formazione in grado di fare il salto di categoria.
Il conte Paolo Marzotto invece lo aveva già venduto al Vicenza con cui Mola disputa (raro in quei tempi) un torneo all’estero, segna contro l’Eintracht Francoforte e il Psv Eindhoven. Mentre è in corso il torneo, in Italia il conte se la prende con le Lanerossi, sponsor della società veneta e nega il trasferimento. Ed è così che questo bomber tutto d’un pezzo approda a Piacenza. Mola che ha compiuto ottant’anni da poco, ha ancora ricordi nitidi: “Eravamo una squadra grintosa e il campo di Barriera Genova, bello compatto, era il nostro fortino. C’erano poi grandi interpreti per la categoria come Pestrin, Stevan e Robbiati. Ricordo a memoria la formazione: Ferretti, Grechi, Bozzao; Zoff, Favari, Bordignon; Stevan, Robbiati, Mola, Pestrin, Fracassa o Callegari". In biancorosso Mola mette a segno 16 reti e arriva secondo nella classifica dei cannonieri. Ricorda Piacenza, lui bresciano di Brandico legato per anni a Gino Corioni: “Eravamo – disse in un’intervista – sotto la Galleria della Borsa. Piazza Cavalli, piena e ingolfata di gente e di auto, aspettava. Quando uscimmo, sentii che i piacentini ci volevano bene. Noi che venivamo da via eravamo alloggiati all’albergo Cappello, fu una stagione indimenticabile”. In quegli anni si parla di azionariato popolare e di Real del Po, di grande Piacenza ma Romagnoli ha in mente altre cose: lottizzare con arguzia e senso degli affari, dopo tutto è un giovane imprenditore cinico e senza scrupoli.
Mola è nato a Brandico, dicevamo, un paesone di quasi duemila abitanti e Piacenza rappresenta una tappa molto significativa; rimane solo un anno e al termine del campionato viene ceduto al Foggia e ironicamente (?) Renato sostiene che con i soldi incassati dal suo cartellino, Vincenzo Romagnoli, avrebbe dato il via alla costruzione dello stadio comunale alla Galleana. A Foggia ha modo di giocare con campioni quali Bigon e Re Cecconi, conquista la serie A e l’ascesa calcistica accompagna la sua vita privata: si congiunge infatti in matrimonio con Rosaria, la prima ragazza che ha amato, conosciuta nell’ufficio postale di Brandico (allora funzionava così). Prima che il mondo fosse globale Puglia e Lombardia erano due universi a sé stanti, lontani anni luce, Rosaria resta incinta di Stefano, il primo figlio di Renato Mola e dulcis in fundo il Foggia a San Siro contro l’Inter subisce una sonora sconfitta per 5 a 1 che sancisce la retrocessione in B per i rossoneri. Intanto la famiglia si allarga, arrivano Caterina ed Eugenio, il più piccolo dei figli. Finisce al Livorno nel campionato 1972-1973, la società fallisce e Mola torna a casa.
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