Leonardo Garilli, l’Ingegnere che ha fatto grande il Piacenza
Imprenditore di successo e dirigente sportivo illuminato, in biancorosso avvia una politica di rigore finanziario, crea una struttura societaria efficiente e punta sul settore giovanile. I risultati sono incredibili
Credo fosse il mese di agosto del 1994. Seduti su una panchina del campo “E. Bertocchi” l’ingegner Garilli e chi scrive. Quel giorno era in vena di storie e di racconti sulla sua vita. Solitamente non parlava di sé, evitava, pacche sulle spalle con la manona pesante e poche frasi alternate da qualche battuta in dialetto. Il fido Gianni Rubini spesso al suo fianco e tutto lo staff della società in agitazione, con un giovane e preparato Paolo Armenia sempre disponibile con l’ingegnere. Non erano frasi di circostanza quelle dei dipendenti del Piacenza Calcio perché volevano davvero bene al loro presidente che ogni sabato mattina entrava nel parcheggio dello stadio a bordo della sua Ferrari e dopo esserne sceso, chiedeva ai collaboratori quale fosse la situazione della squadra.
Tornando a quel sabato mattina di agosto, complice il caldo e le ferie eravamo lui ed io a osservare l’allenamento post ritiro e l’Ingegnere si lasciò stranamente andare: “Nel primo anno di presidenza – disse – ero solito parlare con i calciatori, li ascoltavo, sentivo le loro esigenze e li percepivo come fossero i miei ragazzi, alcuni erano giovani e intelligenti e avevano un progetto per il loro futuro, altri meno, faticavano a esprimersi in italiano, ed io verso i giovani più preparati avevo una sorta di stima e spesso chiedevo a mister Titta Rota se giocasse questo o quel calciatore. Lui mi rispondeva a volte che i ragazzi di cui gli avevo chiesto non erano in perfette condizioni e che aveva bisogno di altro. Ci rimanevo male perché mi affezionavo a quei giovani e allora decisi, su consiglio del Titta, di parlare con loro il meno possibile e di considerarli tutti allo stesso modo e a disposizione dell’allenatore. Fu difficile ma ci riuscii”. Era una gran persona Leonardo Garilli, un grande presidente che in pochi anni è riuscito a fare del Piacenza Calcio un’isola felice, da quando acquistò la società biancorossa nel 1983, ogni stagione che passava avevi la sensazione che società e squadra sarebbero cresciuti e la voce si era sparsa tra gli addetti ai lavori che vedevano nel Piacenza una realtà da sperimentare. “Non sono un grande intenditore di calcio – disse Nardo Garilli quando acquistò il Piacenza – per questo mi sono circondato di persone qualificate in grado di far crescere la società. Il Piacenza Calcio? Un atto d’amore per la mia città che vivo e frequento troppo poco, avendo gran parte delle mie attività nel capoluogo lombardo”.
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