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Gervasoni: «Perché mi sono venduto le partite? Per soldi. Se non mi avessero preso lo farei ancora»

“Lo Zingaro e lo scarafaggio” è il libro in cui si racconta del calcioscommesse che ha coinvolto in maniera pesante anche il Piacenza calcio

Concludiamo con le deposizioni dello stesso Gervasoni che hanno contribuito a far luce sul calcio-truffa dei primi anni Duemila: “La prima volta ci hanno dato 100mila euro da spartire. La prima partita combinata la proposi a un buon numero di giocatori, 6 o 7. Si trattava di Albinoleffe-Pisa del febbraio 2009. Il clan era molto organizzato; ogni 20-30 giorni mi cambiavano la sim del telefono che usavamo solamente per dirci “ci sono”, poi ci sentivamo su Skype. Tutto questo è andato avanti fino alla prima ondata di arresti, nel maggio 2011”. Aggiunge: "Perché mi sono venduto le partite? Per soldi. Non so la cifra totale che ho guadagnato, si guadagnava comunque bene, anche 10-15mila euro al mese. Ho giocato un anno senza prendere lo stipendio, ma questa non è assolutamente una scusante. Loro, quelli dell’organizzazione, mi davano direttamente anche 80mila euro".

Racconta: “Non dormivo tranquillo, ma avevo addosso un’adrenalina positiva, non sono ipocrita, sono pentito, ho sbagliato ma se ho truccato molte partite è perché mi andava bene il fatto che in così breve tempo portavo a casa tanti soldi. [...] Mi sono sentito una merda, sarei un ipocrita a dire il contrario, fingevo anche con i miei compagni perché a volte ho giocato anche contro la mia squadra”. Alla domanda sul come si fa a combinare una partita e quanti giocatori bisogna comprarsi, Gervasoni risponde: “La struttura portante di una squadra è fondamentale, se hai il portiere parti avvantaggiato, poi se hai l’attaccante e un difensore tutto è molto più facile". Adesso ho dubbi guardando le partite, le osservo con altri occhi, sono molto malfidente. Me ne accorgo dagli atteggiamenti che percepisco attraverso i volti dei giocatori o da alcuni atteggiamenti un po’ sopra le righe". E aggiunge: "Ho deciso di parlare per togliermi un peso non facile da tenere dentro e poi perché mi avevano beccato con le intercettazioni e avevo paura di fare il carcere. Se non fossi stato intercettato starei giocando ancora, magari non in modo propriamente pulito. Sono sincero, se non mi avessero beccato sarei andato avanti".

Una vicenda triste, che ha visto in quella stagione fallire il Piacenza Calcio, e purtroppo nel giro delle scommesse diversi giocatori biancorossi erano implicati; accettate comunque questo consiglio: leggetevi “Lo zingaro e lo scarafaggio” con attenzione dall’inizio alla fine. Un mondo si schiuderà.

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