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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Gervasoni: «Perché mi sono venduto le partite? Per soldi. Se non mi avessero preso lo farei ancora»

“Lo Zingaro e lo scarafaggio” è il libro in cui si racconta del calcioscommesse che ha coinvolto in maniera pesante anche il Piacenza calcio

Un libro dei giornalisti Giuliano Foschini e Marco Mensurati dal titolo “Lo Zingaro e lo scarafaggio” (Mondadori), porta alla memoria una delle pagine più tristi del Piacenza calcio e del calcio italiano in genere. Lo zingaro ha una cicatrice sul viso, un passato da agente speciale, da manipolatore; una pistola carica e un campionato di serie B da manipolare ed è Hristiyan Ilievski, un pregiudicato e latitante macedone che negli anni tra il 2009 e il 2011 ha corrotto centinaia di giocatori, diventando uno dei nemici più acerrimi del calcio italiano. Lo scarafaggio è invece Carlo Gervasoni, difensore del Piacenza nel 2011, che prima si vende e vende le partite e poi si pente scoperchiando un sistema di corruzione che travolge diverse società di serie B e una in particolare, il Piacenza al centro di numerose scommesse da parte della criminalità organizzata. Con lui anche il portiere della Cremonese Marco Paoloni, accusato di avere fortemente alterato la reattività dei propri compagni in campo, mettendo una  boccetta di Lexotan nel tè tra il primo e il secondo tempo della partita Cremonese-Carrarese.  

Insomma, storie e vicende tristi in cui l’autista di Ilievski vive in diretta questo calcio truccato e torbido e lo racconta nel libro. Il macedone che è affiliato a una cosca internazionale che ha sede nel Sud est asiatico, deve rendere conto al proprio referente ma teme minacce per la famiglia qualora gli incastri delle partite venissero meno ai patti prestabiliti. Già, perché ad esempio Paoloni, pur appartenendo a una congrega tanto pericolosa quanto sgangherata, fa il doppio se non il triplo gioco, puntando prima con Ilievski, salvo poi scommettere con alcuni compagni di squadra su un risultato diverso, con le ripercussioni che ne conseguono e le relative perdite di denaro.

Dirà Gervasoni al quotidiano “la Repubblica” durante le fasi del processo:  “Atalanta-Piacenza dell’aprile 2010 fu la madre di tutte le partite anche perché scoprii appena prima di iniziare, che non ero l’unico a sapere della combine. Durante il giro di ricognizione del campo, il capitano dei bergamaschi Doni mi chiese se era tutto ok e capii subito che era riferito al fatto che si trattava della combine, anche perché quella partita era stata chiacchierata già prima che si giocasse. In quell’occasione inizialmente dovevamo perdere con due gol di scarto e successivamente perdere con un over, quindi 3-0, 3-1 e via dicendo”. E Ilievski nel giorno precedente la gara è a colloquio sia con Gervasoni che con Doni. Non intende puntare troppo denaro e correre il rischio di essere fregato da quegli stessi giocatori. Leggendo il volume si scoprono altarini e degrado morale, montagne di soldi spesi per truccare i campionati di B e di C, grandi difficoltà a tenere rapporti con tutti, ma soprattutto emerge l’inaffidabilità di giocatori biancorossi quali Cassano, Catinali oltre allo stesso Gervasoni che per mesi vengono intercettati dalla Procura della Repubblica di Cremona che nella primavera del 2011 porrà fine a quel filone di  scommesse, composto da calciatori di medio livello le cui tresche ruotano soprattutto su alcune squadre quali l’Albinoleffe, il Siena, il Lecce che però uscirà indenne da questo turbine con pochi precedenti, il Chievo che avrebbe in Cossato, giocatore bandiera della società veronese, una figura molto attiva sul fronte scommesse e via dicendo.

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