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“Il re a nudo”: le convergenze parallele tra calcio e politica

Michel Platini parla di sé e dello scandalo che lo ha travolto privandolo del suo obiettivo primario: la presidenza della Fifa

Da giocatore, così come da dirigente, Michel Platini è sempre stato un passo avanti. Numero 10 moderno e totale, in grado di anticipare l’evoluzione del ruolo sublimata quindici anni più tardi da un suo connazionale, Zinedine Zidane. Dirigente calcistico ad altissimi livelli, Michel ha pagato personalmente la deriva elitaria del calcio europeo. Da dirigente Platini ha fatto discutere, è vero, ma da giocatore ha sempre messo tutti d’accordo. Icona della prima nazionale francese in grado di imporsi a livello internazionale, simbolo della Juventus targata anni ’80, capace di oscurare Zibì Boniek e Paolo Rossi, totem designati in quell’estate 1982 che vide il suo arrivo e il suo difficile ambientamento. Di altro però parla “Il re a nudo” (Baldini+Castoldi, 2019) la lunga narrazione di “Le Roi Michel”, nella quale dopo quattro lunghi anni di silenzio, ci rende partecipi di sé e dello scandalo che lo aveva travolto, privandolo del suo obiettivo primario: la presidenza della Fifa.

Il libro è stato messo a punto dallo scrittore e giornalista Jerome Jessel e dal giornalista Tony Damascelli come curatore e traduttore con la supervisione dello stesso Michel e ne è uscito un volume che più che d’inchiesta e di analisi reale dei fatti è una sorta di sfogo. Il tentativo di Platini di mostrare il suo punto di vista su fatti da lui ritenuti totalmente ingiusti ed ingiustificati nei confronti della sua persona e del suo operato di politico dello sport mondiale.

Il libro parte dal 17 maggio 1987, giorno del ritiro calcistico di Platini, e segue le tracce della carriera trentennale di Platini scandagliandone la vita oltre il campo: si parte dalla sua esperienza come allenatore della nazionale francese fino al trono della Fifa accarezzato e mai raggiunto, passando attraverso il suo ruolo di primaria importanza durante i Mondiali in Francia del 1998 per ripercorrere poi gli otto anni di presidenza Uefa (2007-2015). Michel racconta di storie di calcio e di politica calcistica e se le pagine del libro risultano una sorta di arringa dalla quale emerge in maniera lucida il totale ed incondizionato amore per l’essenza genuina del calcio, di pari passo si rafforza la convinzione che il libro sia un mezzo per dimostrare una volta di più di essere stato incastrato.

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