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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sandro Mazzola, ottant’anni in un libro

“Ho scelto di stare davanti alla porta” aiuta a comprendere non solo l’età dell’oro del calcio italiano ma anche una società profondamente diversa

Su Helenio Herrera, il Mago: “Fu lui a rivoluzionare i metodi di allenamento; allenava prima la mente e poi il corpo. Veniva dal Barcellona e in Spagna andava per la maggiore il 4-2-4. Ma allora non c’era la tv come adesso e non lo capivamo. Voleva farmi giocare come attaccante da area di rigore, ma io mi sentivo centrocampista, devo però sottolineare che aveva ragione lui. Il calcio moderno lo ha inventato Herrera, è inutile girarci attorno. La sua regola: prima di tutto la necessità di motivare psicologicamente i giocatori. iniziava il martedì con le “confessioni” prima dell’allenamento. Si camminava, ci chiamava e raccontava la sua verità che poi non era la verità assoluta ma quella che serviva alla squadra. Ricordo che alla vigilia di ogni partita mi chiamava e completava il suo lavoro psicologico. Quando incontravamo il Milan, il mister mi prendeva da parte dicendomi che avrei avuto contro Rosato e che nella partita precedente non gli avevo fatto vedere la palla. Ero io che non avevo toccato il pallone perché Rosato era all’epoca il difensore più forte in Europa. Helenio ci stressava durante la settimana ma lo faceva per caricarci e i risultati furono evidenti, con lui nacque la Grande Inter”.

Storie di ieri, storie lontane, come la rivalità con Gianni Rivera: “In quegli anni era impensabile che un giocatore-bandiera del Milan com’era Gianni, potesse essere amico di atleta di una squadra storicamente rivale e della stessa città. Non ci frequentavamo, formalmente abbiamo sempre avuto rapporti ineccepibili e quando Rivera, De Sisti, Boninsegna, io e pochi altri ci impegnammo per la nascita del sindacato dei calciatori, collaborammo al meglio. Ci trovavamo anche nella sede di Mondo X di Padre Eligio. Ottenemmo insieme la legittimazione della certezza di un futuro sicuro, il diritto dell’assistenza sanitaria a fine carriera e la pensione, tutele fondamentali nel diritto del lavoro”.

Oggi che tutto è scemato, che le icone di un’epoca lontana emergono per celebrazioni, storie, aneddoti di un calcio lontano, leggere il libro di Sandro Mazzola aiuta a comprendere non solo l’età dell’oro del calcio italiano ma anche una società profondamente diversa, più ottimista e più autentica perché in quegli anni il Paese cambia, il calcio anche e l’espressione dell’Italia pallonara porterà la Nazionale alla conquista del titolo europeo nel 1968, al secondo posto al Mundial messicano nel 1970 e alla grande impresa della vittoria nel Mondiale di Spagna.

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