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Sandro Mazzola, ottant’anni in un libro

“Ho scelto di stare davanti alla porta” aiuta a comprendere non solo l’età dell’oro del calcio italiano ma anche una società profondamente diversa

Ricordò: “Il 25 Maggio 1964 c’è la finale di Coppa dei Campioni tra Inter e Real Madrid. Vinciamo 3 a 1 ed io realizzo una doppietta. A fine partita mi viene incontro Puskas che in italiano mi dice: “Bravo ragazzo, sei degno di tuo padre”. Io avrei voluto conoscere Di Stefano, il mio idolo, per avere la sua maglietta. Adoravo Di Stefano perché giocava come mio padre, a tutto campo. Lo ammiravo spesso in tv; il Real Madrid lo guardavo in un’osteria sotto casa mia in cambio di una piccola consumazione. Invece fu Puskas a chiedermi lo scambio della maglia, un ricordo che conservo ancora oggi nella mia bacheca”.

Citò Armando Picchi, il capitano di quell’Inter da favola: “Era il leader. Andava a difendere i compagni se necessario andava a muso duro dagli avversari mostrandosi deciso e determinato. Durante il gioco non superava mai la metà campo, da libero rimaneva dietro, tra difesa e portiere ma ricordo un particolare che fa riflettere: un calcio d’angolo per noi e Armando raggiunge l'area avversaria, si avvicinò a un difensore che menava un po’ troppo, gli mise il dito sotto il naso e gli disse: “Se tocchi ancora il ragazzo arrivo e ti sistemo…”. Al di là di quell’episodio Picchi era il capitano che cambiava le marcature in campo, che dava indicazioni su quali posizioni tenere. Diceva che erano scelte di Herrera, ma non era vero. Il mister spesso dava indicazioni, le stesse che Picchi aveva messo in atto sul campo. Siamo cresciuti insieme e per molto tempo abbiamo condiviso pagine belle della nostra vita, in campo e fuori; è stato un esempio per tanti di noi, peccato se ne sia andato così presto”.

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