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Felice Gimondi, quando il ciclismo si fa storia

Il grande campione delle due ruote in una biografia dal titolo “Da me in poi”

Negli anni Sessanta e Settanta Felice Gimondi è stato uno dei maggiori protagonisti del ciclismo mondiale. Uno dei più grandi di tutti i tempi, soprattutto per noi italiani. Ha vinto quasi tutto perché se non ci fosse stato quello là, Eddy Merckx il Cannibale, che ha vinto tutto e anche qualcosa in più, Felice Gimondi sarebbe stato il numero uno ma  è entrato ugualmente nel mito del ciclismo e la sua biografia scritta con Maurizio Evangelista “Da me in poi” (Mondadori, 2016) ne è la conferma.

Il libro racchiude il sogno di Felice che è poi un sogno generazionale, il suo successo è infatti la metafora un’Italia in crescita attraverso il boom economico e quei campioni che fanno breccia nel cuore di tanti. Un ragazzo di Sedrina, paese abbarbicato sulle alture del Bergamasco che lo ha visto crescere a pochi chilometri da Sotto il Monte, il paese natale di Papa Giovanni XXIII e che lo ha visto pedalare sempre più forte fino a ottenere nel 1965, una vittoria al Tour de France che profuma di storia, mito, leggenda. Gimondi che era nato nel 1942, ci ha lasciati nel 2019. Ho riletto in questi giorni la sua biografia per altro autografata una sera d’estate di alcuni anni fa (eravamo nel 2016) e questo volume ha mosso commozione ed emozioni. Ricordo che parlammo a lungo, cenammo in un noto ristorante della provincia prima di presentare il libro a Castell’Arquato. Felice si lasciò andare e mi parlò da amico, nonostante le nostre conoscenze prima di allora fossero state solo telefoniche. Gli dissi di mio padre che era suo grande tifoso chiedendogli il perché di quella biografia e ne venne fuori una la conversazione che segue.      

“Il libro è il bilancio di una vita – disse – sono felice per l’affetto di tanti amici, tanti sportivi e di essere ancora considerato Gimondi. Quando ero all’apice della carriera ogni tanto mi chiedevo come sarei stato trent’anni dopo: sarò ancora ricordato come un grande corridore? E ancora, sapranno ancora chi è stato Gimondi? La risposta più significativa l’ho avuta in occasione del mio 70° compleanno, celebrato con una festa bellissima nella Bergamo e seguita dalla partenza del Giro di Lombardia in mio onore. La gente sa ancora chi sono”. Su Eddy Merckx: “Probabilmente senza di lui la mia carriera sarebbe stata meno sofferta e meno complicata, era un mostro, assolutamente fuori dalla portata di chiunque. Eppure, nonostante lui e forse grazie a lui, sono diventato Felice Gimondi. Nel Dopoguerra anche un altro grande del ciclismo come Fiorenzo Magni è riuscito a fare quello che ha fatto nonostante la presenza di campioni come Coppi e Bartali. Io mi sono trovato con il più grande di sempre e ho lottato come un leone per contrastarlo. Di soddisfazioni me ne sono tolte tante, se mi volto e guardo il mio passato di professionista penso di avere fatto tutto il possibile”.

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