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Aristide Barraud si racconta nel suo libro "Ma non affondo". «Quel 13 novembre ha contaminato la mia vita in tutto»

Considerato uno dei talenti emergenti del rugby francese, giocò uno splendida stagione a Piacenza nei Lyons. Poi fu coinvolto nella strage del Bataclan a Parigi. «Una pallottola mi ha sfiorato il cuore ancora oggi sono un caso da studiare perché non si spiegano come possa essere ancora vivo» ed è stato costretto a smettere.

A presentare Aristide Barraud ed il suo libro “Ma non affondo” in Sant’Ilario il presidente dei Lyons Guido Pattarini, insieme a Natalino Fanzola, presidente nella stagione in cui il francese ha giocato a Piacenza, definendolo un ottimo giocatore ed ha dimostrato il suo valore anche dopo l'attentato quando ha bruciato le tappe riuscendo a ridurre la degenza. Aristide racconta di scelte sofferte ma di un percorso intenso e difficile che con determinazione e forza è riuscito a superare. Grazie anche all'amore della famiglia e degli amici, un esempio di come lo sport possa essere forza e motivo di vita. Il rugbista 28enne ferito nell'attentato del Bataclan per proteggere la sorella si racconta. A tenere le redini della presentazione il giornalista di Libertà, Giorgio Lambri.

Aristide Barraud Ma non affondo 3

«Quel 13 Novembre ha contaminato la mia vita in tutto, ha creato un buco. Reputo l'anno zero della mia vita quello vissuto con i Lyons perchè mi ha fatto capire quanto condividere con gli altri sia fondamentale e proprio questo mi ha dato la forza di scrivere questo libro, la voglia di restituire l'affetto ricevuto. Dopo il risveglio in rianimazione subito ho pensato a Piacenza, alla famiglia che avevo trovato qui» ha spiegato Barraud, che poi ha proseguito tutto d’un fiato nel suo racconto.

Aristide Barraud Ma non affondo 4

«Quando si gioca a rugby sei abituato ai sacrifici ed al dolore perché sai che otterrai molto di più, quindi ancora oggi prendo quello che di buono c'è, come se il rugby mi avesse preparato mi sono sentito in compagnia dei miei amici, mi sono sentito veramente solo quando mi hanno  voluto far passare da eroe, tutto il contrario di quello che volevo. Il titolo del libro è ispirato alla frase simbolo di Parigi per cui non si cede all'odio per motivi come quelli vissuti da me nell'attentato. Ho cercato di capire come dei ragazzi abbiano sparato sui propri vicini, non li scuso soprattutto per chi non c'è più. Nel libro sono presenti vari flashback perché ho voluto dare al lettore la sensazione di quello che vivevo come se fosse nei miei panni».

Aristide Barraud Ma non affondo 1

«Dopo ciò che è successo ,dopo che mi sono svegliato in ospedale ho chiesto quando potevo tornare in campo non ho mai preso in considerazione l'eventualità di non farlo. I medici mi hanno detto che non sapevano se sarei tornato a camminare per le numerose ferite subite. Una pallottola mi ha sfiorato il cuore ancora oggi sono un caso da studiare perché non si spiegano come possa essere ancora vivo. Dopo 6 mesi però mi sentivo pronto fisicamente e ho voluto provare a fare allenamento a Mogliano, ho pensato di morire e ho capito che non dovevo mettermi in pericolo. Ho pensato di lavorare ancora per il rugby e collaboro per la promozione del Rugby nella federazione del Burkina Faso. Tramite un amico d'infanzia ho scoperto questa realtà, quanta passione hanno  e ci impegnamo a migliorare le loro condizioni per creare sempre più occasioni per questi ragazzi.

Aristide Barraud Ma non affondo 2

Mi sto concentrando nel presente, ripensando al  passato ho la avuto la sensazione di essermi perso ed ho iniziato a scrivere sui muri, sui tetti distrutti fino a che non li ho riempiti e dopo molti artisti si sono complimentati con me. Ho bellissimi ricordi ai Lyons, il mio arrivo qui è stato difficile  perchè la mia carriera stava finendo male ma mi sentivo che era la scelta giusta ho seguito il mio cuore per la prima volta e poi dopo un anno me ne sono andato ma è stato all'arrivo al Mogliano che mi sono reso conto di ciò che avevo perso».

Aristide Barraud Ma non affondo 5

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