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Giovedì, 25 Aprile 2024
Volley giovanile

Come integrare i bambini con la sindrome di down? Con il volley. VIDEO

Presentato in Municipio il progetto dell'Rm, che prevede lezioni settimanali per i ragazzi con la sindrome cromosomica. «Il sogno? Poterli schierare in un campionato federale»

L’obiettivo è quello di permettere ai ragazzi di socializzare e fare attività fisica, il sogno poterli schierare fra qualche tempo in un campionato ufficiale della federazione. Il modo migliore per integrare i bambini con la sindrome di down? Farli giocare a pallavolo. L’idea è venuta all’Rm volley, che dopo averla pensata l’ha messa in pratica con la collaborazione del reparto materno infantile dell’ospedale. Perché le cose vanno fatte bene, specialmente se si tratta di ragazzini. Così, seguiti dai medici e dagli specialisti, mercoledì in otto si sono presentati per la prima volta in palestra, dove per un’ora hanno fatto attività agli ordini degli allenatori piacentini guidati da Paolo Maffi, responsabile tecnico della società.

Il progetto si chiama Pallavoliamo e prevede una seduta settimanale per i prossimi due mesi. Giusto il tempo di concludere la stagione per capire come muoversi da settembre, dove non è escluso che il gruppo attualmente composto da ragazzi di età compresa dagli 8 fino ai 20 anni possa partecipare anche a un campionato. Nel frattempo verranno organizzate iniziative ad hoc, anche se l’aspetto principale del progetto non è una crescita tecnica, ma un modo per consentire ai ragazzi di migliorare il tono muscolare riducendo al contempo le possibili patologie a carico dall’apparato cardiocircolatorio. Perché fare sport per questi bambini significa anche ottenere benefici legati a fattori motivazionali, emozionali e interpersonali, come hanno spiegato nel corso della presentazione ufficiale il direttore del Dipartimento materno infantile Giacomo Biasucci e il dottor Giuseppe Cannalire. «A Piacenza siamo all’avanguardia nella trattamento delle sindromi cromosomiche. Un tempo i nostri concittadini andavano a curarsi in altre province, adesso arrivano addirittura dalla Toscana perché siamo diventati un centro di eccellenza».

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