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Volley - La Guccione giura fedeltà a Fiorenzuola

Traslocare? No, grazie. Valentina Guccione ha scelto di restare a Fiorenzuola. Per il secondo anno consecutivo. Vuole togliersi ancora delle soddisfazioni con la maglia della Pavidea Steeltrade. La voglia di successi le è rimasta. Anche a ventotto...

Traslocare? No, grazie. Valentina Guccione ha scelto di restare a Fiorenzuola. Per il secondo anno consecutivo. Vuole togliersi ancora delle soddisfazioni con la maglia della Pavidea Steeltrade. La voglia di successi le è rimasta. Anche a ventotto anni. Valentina, siciliana di Mazara del Vallo, da cinque anni si è stabilita al nord. Gli Appennini li ha scavalcati un giorno d'agosto del 2010. Castelvetrano-Fiorenzuola. Ottocento chilometri, dalla Campania all'Emilia. Risalendo la penisola con la sua inseparabile Smart grigia, un cappellino da baseball ed una valigia di speranze. Tre anni di fila a Fiorenzuola, la parentesi a Piacenza con la maglia del Bakery e poi il ritorno da dove era partita soltanto dodici mesi prima, per provare una esperienza nuova. Al nord ci sta benissimo. Fiorenzuola è diventata la sua seconda famiglia e l'appartamento a due passi dal "Palamagni", una nuova casa. Allenamenti, amicizie, lavoro al bar della piazza. La sua giornata è piena e lei la affronta sempre con il sorriso. Comunque vada. Cordialità, simpatia, un viso "acqua e sapone" e l'abbronzatura tipica da ragazza del sud, sono il bagaglio che la "Vale" si è portata via dalla Sicilia. E per il "centrale" mazarese, con una dote così pesante, ambientarsi mille chilometri e passa più su dove freddo e nebbia sono ospiti per nulla graditi, è stato un gioco da ragazzi.
«Qua -confessa Valentina - ormai sono di casa. Il nord e Fiorenzuola fanno parte della mia vita e allora perché dovrei andare via? Ho la fortuna di avere tutto. Gioco in una squadra importante che da tanti anni è in attività ed ha alle spalle una tradizione. Poi ho la fortuna di avere gli affetti, una casa ed anche un lavoro. La carriera penso proprio la finirò qui».

Il 28 marzo a Imola ti sei procurata una distorsione alla caviglia. Un infortunio che ti ha condizionato nel rendimento, ma che tu sei riuscita a superare molto bene.
«E' vero. E' stato il primo infortunio della mia carriera sportiva. Ho avuto un po' di paura, perchè il dolore c'era ed era abbastanza forte. Strada facendo, però, ho capito che non era niente di importante e mi sono tirata su di morale. Grazie alla società che mi ha sempre seguito durante la convalescenza, non facendomi mancare niente».

Quest'anno avrai come allenatore Giovanni Errichiello, uno che ha fatto la storia della pallavolo sia in campo nazionale, che a livello europeo e mondiale. Che sensazione provi?
«E' senz'altro un onore. Ci sarà soltanto da imparare da uno come lui che da giocatore ha vinto praticamente tutto. Spero di mettere da parte un po' della sua arte e migliorarmi. Ormai a ventotto anni mi reputo una "vecchietta", ma un po' di margine per imparare credo ci sia ancora».

Cosa ti è rimasto della scorsa stagione?
«Sicuramente un bel gruppo. Con le mie compagne di squadra avevo legato e con loro stavo benissimo. Ma mi è rimasta soprattutto l'amarezza per non essere riuscita a fare quel passo in più che sarebbe servito ad arrivare ai play off».

Della Sicilia, cosa ti sei portata al nord?
«Ah, la mia terra l'ho sempre nel mio cuore e sarà impossibile lasciarne un pezzo. Anche dovesse essere piccolo».

Pallavolo e poi? Che sport ti sarebbe piaciuto praticare?
«Avevo nove o dieci anni e prima di scoprire la mia passione per la pallavolo, giocavo a badminton. Allora nel mio paese c'era una piccola società con la quale andavo a disputare gare regionali. Mi ricordo che ero abbastanza brava e magari sarei riuscita ad arrivare lontano. La società, però, è fallita dopo poco tempo ed è stato a quel punto che ho scoperto la pallavolo. Avevo tredici anni».

Lasciamo da parte per un attimo lo sport. Nel tempo libero cosa ti piace fare?
«Gli interessi cambiano in modo direttamente proporzionale all'età. Adesso i miei hobby si concentrano sulla conoscenza di posti nuovi e le mostre di arte contemporanea che trovo interessantissime».

Ti sei fatta fare molti tatuaggi. Che significato hanno?
"Sono nove in tutto e ci vorrebbe tropo spazio per spiegarne il significato. Allora credo sia meglio per tutti tenerlo per me».

In famiglia si interessano ai tuoi risultati sportivi?
«Eccome no. Papà e mamma ogni giorno mi telefonano per sapere come sono andati gli allenamenti e le partite. E' bello sentirli vicini anche a mille chilometri di distanza. Loro sono sempre presenti nella mia vita».

Cinque anni a Piacenza. Ma il dialetto l'hai imparato?
«Lassa lè. Acciappa lè. Basta?»

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