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Elisabetta Curti: la vigilia insonne, l'adrenalina e l'entusiasmo. «Il bello deve ancora venire»

La presidente della Gas Sales, trionfatrice nella Coppa Italia di Serie A2, parla anche del futuro. «Superlega? Sulla scrivania abbiamo il Piano A e il Piano B». Domenica al PalaBanca si festeggia la vittoria di Bologna

Elisabetta Curti è un inno all’entusiasmo. «Se lo sommi a lavoro, programmazione e professionalità i risultati arrivano». Lo mette nella propria attività, adesso lo moltiplica in veste di presidente di una Gas Sales che sa solamente vincere. Il bello è che il virus dell’entusiasmo è il più contagioso che ci sia: «Me ne sto rendendo conto in queste settimane. Tanta gente viene al PalaBanca, rimane colpita dal clima che coinvolge tutta la squadra e ritorna partita dopo partita». Al termine della sfida di domenica scorsa contro Bergamo, che ha permesso a Piacenza di conquistare la Coppa Italia di Serie A2, sul cellulare della presidente è arrivato un messaggio particolare. «Un nostro collega mi ha scritto: non ho mai seguito la pallavolo, ma a Bologna mi sono lasciato andare come un bambino. Mettete passione in tutto quello che fate e riuscite a trasmetterla agli altri. Poche ore prima il professor Fornari aveva elogiato la nostra organizzazione e questo mi ha riempito di orgoglio. Ma domenica sera il cellulare era pieno di congratulazioni, a iniziare dal sindaco Patrizia Barbieri e dall’assessore allo sport Stefano Cavalli, che ovviamente mi hanno fatto un enorme piacere».

Ancora l’entusiasmo contagioso: in famiglia anche la piccola Mia, figlia della Curti che è sposata con il responsabile marketing Bruno Capocaccia, domenica non stava più nella pelle. Saltava in mezzo ai giganti del volley, era presente in ogni festeggiamento «e lunedì mattina voleva andare a scuola con i giornali che parlavano della nostra vittoria. Cosa le abbiamo detto? A breve è il suo compleanno, regaleremo i quaderni griffati Gas Sales pallavolo ai compagni». E chissà che qualche altro bambino non venga contagiato dall’amore per la pallavolo.

A due giorni di distanza siete riusciti a smaltire la sbornia di adrenalina di cui avete fatto il pieno all’Unipol Arena?

«Assolutamente no, perché è bello mantenere vive quelle splendide sensazioni per qualche tempo, respirarle e godersele fino all’ultima goccia. Però posso dire che siamo già concentrati sui prossimi impegni, sappiamo che la strada è ancora lunga e dovremo superare ancora tanti ostacoli, sia come squadra sia come società. Il rischio è che ci si abitui troppo bene, ma la nostra idea è quella di strutturarci tenendo come base la nostra azienda, puntando su lavoro e programmazione».

Come hai vissuto la vigilia della finale?

«Non ho dormito, l’attesa era enorme. E durante il terzo set, quando Bergamo sembrava avere in mano la partita, ripetevo a me stessa: è già un ottimo risultato essere arrivati in finale, anche se non vinciamo comunque il nostro giudizio è positivo. Cercavo di autoconvincermi per tranquillizzarmi».

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