Volley - Lpr, finisce un 2015 da incubo
Brindisi e fuochi dartificio in casa Lpr. Non per i risultati e neppure per la recente vittoria contro Milano, ma perché finalmente mancano poche ore per mandare in archivio il 2015, lanno più nero nella storia della società piacentina. Non è...
Brindisi e fuochi dartificio in casa Lpr. Non per i risultati e neppure per la recente vittoria contro Milano, ma perché finalmente mancano poche ore per mandare in archivio il 2015, lanno più nero nella storia della società piacentina. Non è unimpressione, lo dicono i numeri: negli ultimi 12 mesi i biancorossi sono scesi in campo 23 volte (22 in campionato e 1 in Coppa Italia) ottenendo un record per nulla invidiabile di 18 sconfitte e solo 4 vittorie. Quando si dice contare i successi sulle dita di una mano. I pochi sorrisi sono stati equamente suddivisi nelle due stagioni: con Latina in casa e a domicilio di Milano nei primi sei mesi dellanno e due volte contro la formazione guidata da Monti da ottobre a oggi. Insomma, Piacenza deve ringraziare la formazione meneghina se il bilancio mostra numeri di segno positivo nella casella delle vittorie.
OTTIMISMO - Pensare che il 2015 era iniziato con unenorme ventata di ottimismo: il saluto inatteso a Vermiglio, volato in Iran a metà stagione, aveva lasciato Piacenza con il solo Tavares in regia e nessun cambio alle spalle. La prima gara sono i quarti di finale di Coppa Italia, agguantati come squadra ottava classificata e da giocare a domicilio di una Trento in grande spolvero. I biancorossi volano 2-0 e arrivano a un paio di punti dal successo, hanno loccasione per chiudere anche al tie break, ma alla fine è la formazione di Stoytchev che si guadagna il diritto di proseguire il cammino. Sembra la gara della svolta, quella da cui una Piacenza in difficoltà da inizio stagione, per una lunga serie di motivi, cambia ritmo. Invece è solo unillusione. Il tecnico Radici non trova il bandolo della matassa, la società è alle prese con grosse difficoltà finanziarie, difende a lungo il tecnico nonostante i risultati negativi (di cui è responsabile solo in parte) salvo poi cambiare allenatore a poche giornate dal termine promuovendo Marco Camperi a responsabile dello staff.
CHIUSURA - Se in campo le cose vanno sempre peggio, fuori la situazione è disastrosa. Piacenza non centra i play off ma è il problema minore in casa emiliana; a tenere banco è lappello del presidente Guido Molinaroli: «Da solo non riesco più ad andare avanti, o qualcuno mi dà una mano oppure si chiude». Non si vedono vie duscita, anche perché tutto lambiente è ancora scottato dalla bufala Ruggeri e da grandi promesse (e progetti triennali di una squadra di vertice) mai mantenute. Il tempo scorre, anzi corre velocemente, con illusioni che si moltiplicano ma non si concretizzano. Fino a quando, a un soffio dal triplice fischio sulla storia della Piacenza del volley maschile, ecco limprovviso e fondamentale arrivo di Roberto Pighi e della famiglia Arici. Più che una corsa contro il tempo sembra unimpresa ai limiti dellimpossibile e ben oltre i termini previsti Piacenza raggiunge il traguardo più importante, liscrizione in Superlega.
GARANZIA - Si riparte con grande entusiasmo ma una rosa costruita quando tutte le altre squadre hanno già programmato raduno e programmi estivi. La voglia di lasciarsi alle spalle la stagione fino a quel momento più travagliata nel passato recente di Piacenza è enorme, così si decide di ripartire da una garanzia tecnica: Alberto Giuliani, uno degli allenatori più vincenti disponibili sul mercato. Inizialmente si parla di unannata di transizione, la base da cui partire per un 2016 ambizioso. Poi si alza il mirino e le dichiarazioni hanno leffetto di un cerino acceso in una fabbrica di alcool: i tifosi non aspettano altro per lasciarsi alle spalle i musi lunghi dei mesi precedenti. Invece i risultati sono, se possibile, ancora più deludenti. La squadra non è da posizioni di vertice ma nemmeno da ultimo posto, ma Piacenza chiude il girone di andata nella cantina della Superlega insieme a Milano. Per fortuna il calendario prima della fine dellanno solare mette di fronte ancora Piacenza e i meneghini, un vero e proprio ricostituente in casa biancorossa. In extremis arriva la quarta vittoria in dodici mesi e lLpr riesce almeno ad abbandonare lo scomodo ruolo di fanalino di coda. Poi finalmente si può brindare, il 2015 è terminato.
OTTIMISMO - Pensare che il 2015 era iniziato con unenorme ventata di ottimismo: il saluto inatteso a Vermiglio, volato in Iran a metà stagione, aveva lasciato Piacenza con il solo Tavares in regia e nessun cambio alle spalle. La prima gara sono i quarti di finale di Coppa Italia, agguantati come squadra ottava classificata e da giocare a domicilio di una Trento in grande spolvero. I biancorossi volano 2-0 e arrivano a un paio di punti dal successo, hanno loccasione per chiudere anche al tie break, ma alla fine è la formazione di Stoytchev che si guadagna il diritto di proseguire il cammino. Sembra la gara della svolta, quella da cui una Piacenza in difficoltà da inizio stagione, per una lunga serie di motivi, cambia ritmo. Invece è solo unillusione. Il tecnico Radici non trova il bandolo della matassa, la società è alle prese con grosse difficoltà finanziarie, difende a lungo il tecnico nonostante i risultati negativi (di cui è responsabile solo in parte) salvo poi cambiare allenatore a poche giornate dal termine promuovendo Marco Camperi a responsabile dello staff.
CHIUSURA - Se in campo le cose vanno sempre peggio, fuori la situazione è disastrosa. Piacenza non centra i play off ma è il problema minore in casa emiliana; a tenere banco è lappello del presidente Guido Molinaroli: «Da solo non riesco più ad andare avanti, o qualcuno mi dà una mano oppure si chiude». Non si vedono vie duscita, anche perché tutto lambiente è ancora scottato dalla bufala Ruggeri e da grandi promesse (e progetti triennali di una squadra di vertice) mai mantenute. Il tempo scorre, anzi corre velocemente, con illusioni che si moltiplicano ma non si concretizzano. Fino a quando, a un soffio dal triplice fischio sulla storia della Piacenza del volley maschile, ecco limprovviso e fondamentale arrivo di Roberto Pighi e della famiglia Arici. Più che una corsa contro il tempo sembra unimpresa ai limiti dellimpossibile e ben oltre i termini previsti Piacenza raggiunge il traguardo più importante, liscrizione in Superlega.
GARANZIA - Si riparte con grande entusiasmo ma una rosa costruita quando tutte le altre squadre hanno già programmato raduno e programmi estivi. La voglia di lasciarsi alle spalle la stagione fino a quel momento più travagliata nel passato recente di Piacenza è enorme, così si decide di ripartire da una garanzia tecnica: Alberto Giuliani, uno degli allenatori più vincenti disponibili sul mercato. Inizialmente si parla di unannata di transizione, la base da cui partire per un 2016 ambizioso. Poi si alza il mirino e le dichiarazioni hanno leffetto di un cerino acceso in una fabbrica di alcool: i tifosi non aspettano altro per lasciarsi alle spalle i musi lunghi dei mesi precedenti. Invece i risultati sono, se possibile, ancora più deludenti. La squadra non è da posizioni di vertice ma nemmeno da ultimo posto, ma Piacenza chiude il girone di andata nella cantina della Superlega insieme a Milano. Per fortuna il calendario prima della fine dellanno solare mette di fronte ancora Piacenza e i meneghini, un vero e proprio ricostituente in casa biancorossa. In extremis arriva la quarta vittoria in dodici mesi e lLpr riesce almeno ad abbandonare lo scomodo ruolo di fanalino di coda. Poi finalmente si può brindare, il 2015 è terminato.