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Tutta la città per portare il Copra Elior in finale

Due ore per decidere il futuro, una partita per capire chi dovrà chiudere la stagione. Piacenza e Perugia si giocano l’accesso alla finale scudetto in un’unica sfida, chi vince torna in campo giovedì a Osimo per la serie con Macerata che assegnerà...

Due ore per decidere il futuro, una partita per capire chi dovrà chiudere la stagione. Piacenza e Perugia si giocano l’accesso alla finale scudetto in un’unica sfida, chi vince torna in campo giovedì a Osimo per la serie con Macerata che assegnerà il Tricolore, chi perde si prende gli applausi del pubblico ma termina qui l’annata. Si gioca al PalaBanca il lunedì di Pasqua (inizio alle 17.30) in un impianto che, come hanno chiesto i dirigenti, «dovrà essere una bolgia». Negli ultimi dodici mesi nessuna squadra italiana è riuscita a espugnare Piacenza, i biancorossi contano anche su questo e sull’entusiasmo del pubblico complessivamente più numeroso di tutta la A1. Ma non basta, perché per vincere gara5 bisognerà fare molto di più.

DISTRAZIONI - Innanzitutto concentrarsi solamente su quanto succede in campo. Invito rivolto a tutto l’ambiente, che da gara2 in avanti sembra disperdere energie (mentali) più per parlare di situazioni esterne che delle partite. Alla vigilia della prima trasferta a Perugia esplose il caso “porte chiuse” che catalizzò l’attenzione di media e tifosi. E arrivò la prima sconfitta con gli umbri dopo otto vittorie consecutive. Poi il biglietto “light”, ma anche le proteste di Buti su facebook per un video check contestato e il PalaEvangelisti ben oltre la capienza in gara4 (a proposito, la Lega ha cambiato il tabellino ufficiale riducendo da 6023 a 5658 i paganti due giorni dopo la gara). Proteste, polemiche, segnalazioni, ma di pallavolo si è parlato molto poco. L’unica vigilia senza “distrazioni” è stata quella di gara1, vinta senza problemi da Piacenza. Sarà stato un caso?

PROVOCAZIONI - Il Copra Elior non è nel suo momento migliore, questo è lampante, ma dall’esterno sembra anche che si stia innervosendo un po’ troppo per gli atteggiamenti di Perugia. Una volta con Kovac che continua le proteste dopo ogni video check, poi con Atanasijevic, bravissimo durante il gioco, per qualche gesto non troppo sportivo, quindi con il secondo allenatore umbro. La semifinale è anche una guerra di nervi che si gioca pure su questi aspetti, ma è assolutamente normale. Il Copra Elior ha l’esperienza e la classe per non farsi innervosire e per trasformare le provocazioni (diciamocelo chiaro, piccole cose) in carica positiva.

FISICO - I problemi fisici sono tanti. Kaliberda out, Papi dolorante per un tendine rotuleo che non lo lascia in pace e Marra per la pubalgia. Ma Piacenza in passato non ha mai cercato alibi e proprio dai momenti più difficili è sempre uscita con prestazioni di altissimo livello. Questo dice la storia.

BATTUTA - Altro aspetto da considerare: il talento del singolo (Piacenza ne ha più di Perugia) deve essere convogliato esclusivamente al servizio della squadra. Non serve il “numero” per mostrare la propria bravura di cui tutti sono già a conoscenza, bisogna semplicemente scegliere la soluzione migliore per fare punto. Che, va chiarito, può non arrivare direttamente dal servizio: nella già citata gara1, ad esempio, il Copra Elior trovò solo 3 ace contro gli 8 avversari. Una delle difficoltà maggiori in questo momento è la ricezione. Atanasijevic è fortissimo, ma la partita in cui ha fatto meglio al servizio (5 ace e 5 errori) è stata gara1, dominata dal Copra Elior. In gara2, ad esempio, a fronte di 5 palloni sbagliati non ha ottenuto nemmeno un punto diretto, eppure la Sir Safety ha vinto. Se spara missili a 110 all’ora bravo lui, ma i problemi più grandi adesso sono sulle jump flot umbre. Su quello bisogna crescere.

ESEMPIO - Così come è necessario migliorare l’atteggiamento complessivo. In gara4 si è visto un pizzico di nervosismo di troppo: qualche screzio con la panchina, qualche scrollata di testa al momento di uscire dal campo. La faccia e il comportamento di Piacenza in gara5 devono essere, per tutti, quelli di Luca Tencati. Uno che ha vinto sei titoli italiani e che in campionato ha fatto quasi sempre dentro e fuori per un solo scambio; nonostante tutto, mai mezza lamentela, mai la testa bassa. Poi entra nel quarto set a Perugia e in una manciata di minuti piazza quattro muri decisivi. Non solo, in un tie break iniziato malissimo rischia di schiantarsi contro i tabelloni per provare a difendere un pallone impossibile. Poi a fine partita è lucidissimo e sottolinea: «Io bravo? E’ merito di tutti se abbiamo recuperato nella quarta frazione. Nel quinto set invece non abbiamo giocato e non va per niente bene». Con questo atteggiamento Piacenza può andare lontano.

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