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L'ultimatum di Molinaroli: «Due gare, poi interventi decisi»

Di momenti difficili negli ultimi mesi in casa Piacenza ne hanno vissuti tanti. Lo scorso campionato privo di soddisfazioni, dopo un avvio comunque discreto, e un’estate da brividi (non per le temperature atmosferiche); ma si pensava che con le...

Di momenti difficili negli ultimi mesi in casa Piacenza ne hanno vissuti tanti. Lo scorso campionato privo di soddisfazioni, dopo un avvio comunque discreto, e un’estate da brividi (non per le temperature atmosferiche); ma si pensava che con le ritrovate certezze societarie si potesse riprendere a sorridere. Invece l’inizio di stagione ha nascosto sotto terra l’entusiasmo tornato nell’ambiente dopo lo scampato pericolo che aveva portato i biancorossi a un passo dalla sparizione.

«Lo sconforto c’è ed è evidente» conferma il presidente Guido Molinaroli dopo la sconfitta contro Ravenna, la quinta in sei gare di campionato. «Sapevamo di non essere protagonisti in questa stagione, ma adesso ci troviamo sotto il livello di un’annata di transizione. In gergo sportivo siamo in crisi; nessuno imputa alla squadra scarso impegno, ma i risultati dicono che il momento è molto difficile, perché è impossibile non vincere una gara da un mese».

Domenica, dopo la partita con Ravenna, siete rimasti chiusi a lungo negli uffici lei, Pighi, Cottarelli e il tecnico Giuliani per analizzare la situazione. Cosa è emerso?
«Iniziamo dagli aspetti positivi: Luburic e Perrin hanno un rendimento superiore ai giocatori di una formazione di media classifica. Oltretutto il canadese è sceso in campo con un problema addominale, ma nonostante tutto ha disputato una buona gara. Di solito quando puoi contare su due schiacciatori che chiudono abbondantemente sopra il 50 per cento le partite le vinci».

Voi invece non ci siete riusciti. Significa che alcuni aspetti vanno veramente male.
«Alcuni fondamentali proprio non funzionano. Su tutti la battuta: al salto non abbiamo risultati e chi batte flottante non riesce mai a incidere. Con un servizio simile anche il muro diventa ingiudicabile, visto che il palleggiatore avversario ha sempre la palla in mano».

Quali potrebbero essere le soluzioni?
«Difficile da dire. Zlatanov al servizio sta andando male, Ter Horst fatica, quando serviamo flottante ne finisce fuori una su tre. Eppure domenica l’impegno non è mancato e il gruppo è unito. Questo paradossalmente rende il momento ancora più preoccupante, perché dal punto di vista della professionalità non possiamo imputare nulla alla squadra. Però sta di fatto che gli avversari arrivati al PalaBanca sembrano tutti dei fenomeni».

Avete deciso come si può intervenire per provare a risolvere il periodo di crisi?
«Vediamo cosa succederà nelle prossime due partite. Se non riusciamo a conquistare tre-quattro punti dovremo guardarci in faccia e programmare interventi decisi. Il mercato? Siamo attenti, ma non vogliamo andare a fare shopping. Cercare qualche rinforzo ci sta, ma in questa fase non è semplice, perché i giocatori bravi sono tutti sotto contratto e per comperare è indispensabile che qualche formazione si privi di atleti di buon livello. Però allo stato attuale è evidente che alcuni dei nostri siano fuori forma».

Normalmente quando le cose non vanno il primo a vedere il posto messo in discussione è l’allenatore.
«Giuliani non rischia assolutamente nulla. Conosce bene anche lui le problematiche, ma non riusciamo a capire l’involuzione avuta dalle amichevoli al campionato. Non arriviamo nemmeno al tie break contro avversari alla portata, eppure la squadra si allena bene e con grande attenzione».

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