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Volley A1 maschile

De Lellis: «Stiamo lavorando bene, ma Piacenza sarà al top fra qualche settimana»

Il preparatore atletico della Gas Sales Bluenergy traccia il primo bilancio: «Abbiamo cambiato metodologia di allenamento, qualche risultato si inizia a vedere ma ci vuole tempo»

In questo momento la situazione come è?

«Abbastanza complessa. Da quando sono arrivato non siamo mai riusciti ad allenarci al meglio: Shaw ha accusato alcuni problemi, Tondo è tornato disponibile da poco, adesso Antonov ha avuto un piccolo infortunio. Si fa fatica, ma questo non deve essere un alibi, sto semplicemente inquadrando la realtà in cui ci troviamo attualmente: troveremo le soluzioni più efficaci».

Certo che allenarsi con un numero ridotto di atleti è complicato.

«Vero, ma Bernardi è molto bravo a trovare soluzioni alternative, crea le condizioni ideali in palestra sfruttando anche opzioni differenti come ad esempio la macchina sparapalloni».

Si potrebbe accelerare il processo di crescita, magari per vedere Piacenza al top in tempi più rapidi?

«Sarebbe molto rischioso. Se spingi sempre sull’acceleratore, specialmente quando cambi metodologia, c’è il rischio di danneggiare la struttura. E allora i problemi sarebbero maggiori. Il nostro obiettivo è trovare il giusto compromesso fra velocità di crescita e un adattamento più lento ma meno pericoloso».

Lo stop forzato della scorsa stagione e una lunga attesa prima di tornare in palestra può essere una delle cause per cui gli infortuni sono aumentati?

«Certo. Ma dipende da tanti fattori perché ogni persona è diversa dalle altre. C’è chi resta fermo a lungo e quando riparte può farlo a una certa velocità, ci sono altri che invece necessitano di un adattamento più lungo. Magari un atleta accusa un fastidio, un altro è vittima di un infortunio serio. Fondamentale è anche il tipo di lavoro svolto prima dello stop, perché se ti alleni a certi livelli anche un lungo detraining può essere utilizzato al meglio».

Hai parlato di tecniche particolari: la scienza e la tecnologia in questi casi stanno dando una mano?

«Certamente. Noi ad esempio utilizziamo una app che alle 10 di ogni mattina ci permette di conoscere alcuni dati importanti dei giocatori e che tipo di lavoro possono svolgere quel giorno. Un modo per dosare anche individualmente la seduta in palestra. L’occhio umano e l’esperienza rimangono importantissimi, ma questi dati ti consentono di avere a disposizione un’arma in più».

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