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Sabato, 20 Aprile 2024
Volley A1 maschile

Dopo undici anni Alessandro Russo saluta l'Lpr e va a Trento: «Cosa mi mancherà di Piacenza? Tutto»

Lo storico fisioterapista biancorosso si trasferisce alla corte di Lorenzetti: «Un'offerta allettante da un punto di vista professionale, ma so già che mi mancherà il clima del PalaBanca»

Che ricordi ti porterai di Piacenza?

«Solo cose positive, sia quando abbiamo vissuto momenti belli sia quando siamo stati protagonisti di periodi più difficili, perché anche le sconfitte mi hanno regalato emozioni importanti. Senza contare che mi sono trovato benissimo con chi lavora in società, con i tifosi e con tutti i giocatori. Adesso che saluto fatemi ringraziare le persone che hanno permesso a questa squadra di proseguire la propria avventura anche nelle fasi più complicate: Guido Molinaroli, Roberto Pighi e la famiglia Arici». 

E cosa vorresti dimenticare?

«Sul momento più brutto di questi undici anni purtroppo non ho dubbi: quando a Cuneo, mentre eravamo in ritiro, ci annunciarono la morte di Bovolenta. E poi forse i periodi peggiori sono stati quelli in cui sembrava che la squadra potesse davvero chiudere da un momento all’altro».

Se dovessi scegliere la circostanza più bella?

«Dire lo scudetto è troppo facile, ma io ricordo anche la salvezza all’ultima giornata dopo una stagione difficilissima. E inserisco fra le cose da ricordare anche la sconfitta con Kazan in finale di Champions; è vero che abbiamo perso, ma alle spalle c’era una cavalcata fantastica. Poi fatemi ricordare anche i rapporti creati con tanti giocatori provenienti da tutte le parti del mondo, a cui penso di aver dato un contributo professionale importante».

Trova la foto più significativa che possa riassumere i tuoi undici anni a Piacenza.

«Ne scelgo due. Il ritorno in città dopo lo scudetto vinto a Trento e la premiazione in Comune dopo la sconfitta con Kazan. Ricordo che camminavamo in centro e c’era tantissima gente che ci fermava per farci i complimenti e provare a risollevarci il morale».

In tutte queste stagioni non sei stato solamente il fisioterapista ma anche il primo confidente di tanti giocatori. Cosa puoi raccontarci di questo tuo “secondo” ruolo?

«Direi niente, perché alcune di queste confidenze sono troppo personali. Posso solo dire che nell’anno dello scudetto si formò un gruppo stupendo che viveva benissimo anche fuori dal campo, fra scherzi e sketch di cui a volte ero protagonista. Fu quella la nostra arma in più».

Cosa ti mancherà di Piacenza?

«Tutto, perché è stata la mia seconda casa. Undici anni sono lunghi, ho sempre avuto ottimi rapporti con dirigenti, giocatori e tifosi, sarà come cambiare famiglia. Sicuramente avrò nostalgia del clima che si respira quando si entra al PalaBanca».

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