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Giovedì, 25 Aprile 2024
Kick Boxing

Vince l'oro agli Italiani, lo rimette in palio e lo riconquista. Lo splendido gesto di fair play di Edoardo Ferrari. «Non mi piaceva un successo a tavolino»

La bellissima storia del giovanissimo atleta (10 anni) della Yama Arashi. Il suo avversario è in ritardo, lui viene premiato ma all'arrivo dell'altro contendente chiede ai giudici di rimettere in palio la medaglia

Una medaglia che vale doppio. Anzi, qualcosa di più. L’ha vinta, e successivamente rivinta per la seconda volta, meritandosi gli applausi di tutti gli atleti ma soprattutto di ogni sportivo.

Facciamo un passo indietro e seguiamo i fatti. Edoardo Ferrari ha 10 anni e difende i colori della Yama Arashi: va a disputare i campionati italiani a Jesolo. In finale, nella sua categoria, si presenta da solo, perché l’avversario ha un problema legato al traffico e non riesce ad arrivare in tempo alla gara che assegna l’oro. Come previsto dal regolamento la vittoria viene assegnata a tavolino a Edoardo, che si mette in posa per le foto di rito e poi torna a sedersi fra il pubblico e a tifare per i suoi compagni di squadra.

Poi però viene a sapere che, seppure ben oltre l'orario previsto, il suo avversario è arrivato all’interno dell’impianto. Edoardo potrebbe continuare a festeggiare la sua vittoria, la normativa è molto chiara e non consente deroghe sui ritardi. Invece lui cosa fa? Si presenta dai giudici, consegna la medaglia e chiede di disputare l'incontro mettendo in palio un successo che aveva già in tasca. Così il piacentino si ripresenta sul tatami per giocarsi l’oro e lo rivince, questa volta in un vero combattimento, fra gli applausi di tutti gli spettatori.

Un gesto di fair play che vale almeno quando il titolo di campione italiano, una mentalità vincente insegnata dalla famiglia e dai tecnici della Yama Arashi che dimostrano di non guardare solamente al risultato sportivo ma alla crescita delle persone.

«Ho deciso di combattere – racconta lo stesso giovanissimo protagonista –  perché non ero molto soddisfatto di aver vinto a tavolino. Mi sembrava giusto dar la possibilità al mio avversario di giocarsi l’assalto, anche perché non era colpa sua quanto era accaduto. Il rischio di perdere? Certo, un dubbio mi era venuto, ma sentivo che già la scelta che avevo fatto in sé fosse come una vittoria. Poi sul tatami e sono riuscito a non pensare a quanto accaduto, concentrandomi unicamente sull’assalto ed è arrivata la vittoria anche sul campo».

«Sono valori – le parole del direttore tecnico della Yama Arashi Gianfranco Rizzi – che trasmettiamo sempre in tutti i nostri corsi e non solo ai bambini, ma è altrettanto chiaro che non solo altri giovanissimi, ma anche adulti sarebbero stati molto in difficoltà nella sua situazione perché la posta in gioco era molto alta. Questo fa scuola, sicuramente rende onore a Edoardo, alla Yama Arashi e a tutti i suoi insegnanti, consci che possa essere di esempio per tutti».

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