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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ciclismo

Rio2016 - «Marco? Un animale da gara. Vogliamo ripetere Londra»

Sorriso contagioso, parlantina sciolta, Elisabetta Borgia arriva al Villaggio Olimpico e corre subito ad abbracciare il suo Marco Aurelio Fontana. Lui l’aspetta insieme al tecnico Domingo Copelli mentre si prepara per uno degli ultimi...


Sorriso contagioso, parlantina sciolta, Elisabetta Borgia arriva al Villaggio Olimpico e corre subito ad abbracciare il suo Marco Aurelio Fontana. Lui l’aspetta insieme al tecnico Domingo Copelli mentre si prepara per uno degli ultimi allenamenti prima dei Giochi: parlano del suo stato di forma a poche ore dalla gara più attesa ma anche dei due figli, rimasti a casa con i nonni.
Elisabetta è una che sa bene cosa si prova quando si sale in sella, è stata atleta di ottimo livello (vanta in bacheca anche titoli italiani) e in questa vigilia può trovare le parole giuste per il marito sia dal punto di vista sportivo sia da quello psicologico.

«Le sensazioni? Senza dubbio buone. Anche se il contesto è un po’ particolare, perché il Brasile – spiega Elisabetta - è differente da come ce lo aspettavamo. Normalmente il nome si associa alle spiagge, a Copacabana e alla samba ma in realtà c’è molto altro, la parte povera, il traffico, la criminalità. Personalmente forse lo avevo un po’ idealizzato, ma essere all’Olimpiade è fantastico, manca poco alla gara e siamo tutti molto “gasati” ed eccitati».

Marco come sta?
«Sta bene, la tensione ovviamente c’è e sta salendo in vista del via, ma siamo convinti di poter ottenere un ottimo risultato».

Adesso tutti sono concentrati sull’aspetto tecnico, ma anche la condizione psicologica è fondamentale. Tu come lo senti da questo punto di vista?
«Dico sempre che è un animale da gara, nelle occasioni importanti riesce a tirare fuori qualcosa che gli altri non hanno. E’ quello che servirà domenica; non conta quanto successo fino a ieri e neppure cosa succederà in futuro, si parte tutti dalla stessa linea e chi arriva davanti vince. A livello psicologico arriviamo belli carichi, anche di pressione. La stagione è stata lunga ma l’obiettivo era uno solo, la prova olimpica. Adesso siamo pronti e l’adrenalina fa salire la tensione. A livello psicologico Marco è fuori casa da più di un mese; lui è un atleta ma anche una persona e un papà, la lontananza dalla famiglia si fa sentire. Ma noi siamo convinti di avere una missione da svolgere domenica, dopo potremo rilassarci e tornare dai nostri bambini che in questo momento sono dai nonni».

Tutti ricordano la gara di Marco a Londra, quando vinse il bronzo arrivando senza la sella. Da allora ci sono state tante novità, a iniziare proprio dalla famiglia. Come è cambiato Marco rispetto a quattro anni fa?
«Londra sembra ieri, invece quando ci penso mi rendo conto che in questo periodo sono successe tantissime cose. Ci siamo sposati, abbiamo avuto due bimbi bellissimi, Marco è più maturo, più uomo, più riflessivo e meno spavaldo. Ha maggiore consapevolezza dei propri mezzi ma ovviamente anche più pressione: inutile girarci attorno, dopo un bronzo olimpico le aspettative da parte di tutti sono molto più alte. Ha i riflettori puntati addosso, ma se per qualcuno può essere un problema lui trasforma questa situazione in un punto di forza».

A Londra dopo la medaglia insieme ai tifosi avevate invaso Casa Italia. A Rio sarete comunque in tanti a seguire Marco, avete già studiato qualcosa di particolare?
«A Londra era successo tutto velocemente, dopo la premiazione ci avevano fatto salire su un pullmino per portarci a Casa Italia senza nemmeno capire cosa stesse succedendo. Ci ricordiamo bene quelle emozioni, noi faremo di tutto per riprovarle».
Dal nostro inviato a Rio de Janeiro

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