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Rio2016 - Fontana: «Sto alla grande, punto alla medaglia». VIDEO

Forse un pizzico meno spavaldo ma con la stessa convinzione, qualche anno di maturità e migliaia di chilometri in più nelle gambe. Marco Aurelio Fontana quattro anni dopo: da Londra si supera l’Oceano per arrivare a Rio de Janeiro...


Forse un pizzico meno spavaldo ma con la stessa convinzione, qualche anno di maturità e migliaia di chilometri in più nelle gambe. Marco Aurelio Fontana quattro anni dopo: da Londra si supera l’Oceano per arrivare a Rio de Janeiro, location totalmente differente ma stessi obiettivi. E il biker azzurro non è uno di quelli che gioca a nascondersi, che lascia i riflettori agli avversari cercando poi di rubare la scena proprio sul traguardo. Lui ammette di puntare in alto per la gara di domenica (alle 17.30 ora italiana): «Voglio una medaglia» dice senza giri di parole, ben sapendo di avere muscoli e testa per poterla conquistare e anche spalle possenti per gestire la pressione inevitabilmente legata a una manifestazione come le Olimpiadi.

«Sono in Brasile ormai da una settimana e mezzo – spiega - prima a Petropolis per uno stage con la Nazionale e quindi al Villaggio Olimpico. Sto bene, anzi sto sempre meglio e penso di essere nel miglior momento della stagione».

Pronto per la gara più importante degli ultimi quattro anni?
«Sono ai miei terzi Giochi, in una squadra con due ragazzi nuovi come Andrea Tiberi e Luca Braidot. Loro sono belli gasati, io so bene cosa mi aspetta e non vedo l’ora di presentarmi al via, ma allo stesso tempo sono tranquillo perché il lavoro fatto è stato importante».

Pochi giorni fa presentando la tua avventura hai dichiarato: «Voglio farvi saltare sul divano».
«Certo. Partirò dalla prima fila, sto bene e punto a essere protagonista di un bell’avvio per trovarmi subito davanti e giocarmi la mia gara. Mi piace pensare che da casa siano pronti e carichi; si aspettano tutti una grande prova, io in primis, e voglio che sia così».

Il percorso lo avete già affrontato l’anno scorso, che tipo di tattica hai preparato e che prova ti aspetti?
«E’ un tracciato veloce, lo abbiamo testato anche ieri, molto ritmico, con un sacco di sezioni in cui bisogna andare a tutta, fisico e tecnico. Devo fare i complimenti agli ideatori, sono riusciti a realizzare un bel lavoro considerato che hanno costruito il percorso artificialmente all’interno di una cava».

Sei alla tua terza avventura olimpica. Ci si abitua ad appuntamenti di questa portata oppure ogni volta è come se fosse la prima?
«Ci si abitua in parte, perché conosci l’atmosfera e sai cosa puoi aspettarti dal Villaggio e da quello che c’è attorno. Ma l’emozione è sempre altissima e poi a ogni edizione ci sono eventi e situazioni nuove che non puoi prevedere. Basti pensare ai luoghi in cui gareggiamo: adesso Rio de Janeiro, quattro anni fa a Londra e prima a Pechino. Siamo da parti opposte del mondo, in contesti completamente diversi, è logico ci siano delle differenze anche marcate».

Se dovessi paragonare la vigilia di Rio de Janeiro con quella del 2008 e del 2012?
«La prima Olimpiade è stata particolare, come penso per ogni atleta quando sei all’esordio in una competizione così unica e singolare. Ricordo una città molto tranquilla e un bellissimo percorso, ma per me era stata quasi una gita. Quattro anni fa, come adesso, l’obiettivo era il risultato, per questo noti meno tutto quello che ti circonda e resti concentrato esclusivamente sulla gara».

A proposito di Londra, tutti ricordano quel pomeriggio particolare culminato con il bronzo, in cui hai tagliato il traguardo senza la sella. Sei pronto a lasciare sul percorso un altro pezzo di bicicletta per salire nuovamente sul podio?
«Certamente. Gli incidenti meccanici succedono, quattro anni fa era capitato a me e sono pronto ad accettarlo nuovamente se concluderò la gara con una medaglia».

Che atmosfera si respira al Villaggio Olimpico?
«Sempre bella, ma è difficile da raccontare perché bisogna essere atleti per comprenderla in pieno. Quando entri hai la sensazione di essere tra i migliori del pianeta in tutte le discipline. E’ fantastico vedere la concentrazione, i giovani che affrontano l’avventura come la scoperta di qualcosa di nuovo, chi punta alla medaglia. Si respira un’aria stupenda».

Tua moglie è qui in Brasile a seguirti e a farti sentire la sua vicinanza, il resto della famiglia come tiferà?
«Qui ci saranno diverse persone a sostenermi. I miei due bimbi invece sono a casa con i nonni, poi avrò tanti amici davanti alla televisione che mi faranno sentire il loro affetto anche a migliaia di chilometri dal Sudamerica. Ovunque saranno, in vacanza, in treno, al lavoro, so che seguiranno con attenzione la mia gara».

Chiudiamo con l’obiettivo di questi Giochi. A cosa punta Marco Aurelio Fontana?
«A una medaglia. L’Olimpiade regala emozioni forti, ma quelle dei primi tre sono diverse da tutti gli altri. Brutto dire che non sarei soddisfatto se chiudessi quarto o quinto, perché la cosa fondamentale è dare il meglio di sé qualunque sia la posizione finale. Ma se parliamo di risultati io sarò pienamente soddisfatto solo con una medaglia».
Dal nostro inviato a Rio de Janeiro

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