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Pighi: «Nel Piacenza potrebbero entrare investitori internazionali»

La società pronta a rivolgersi a un advisor per la ricerca all'estero. Il presidente biancorosso lo ha annunciato durante l'incontro al Coni con i sei candidati sindaco, chiedendo all'amministrazione di farsi trovare pronta in caso di bisogno

«Il Piacenza calcio potrebbe interessare a un investitore internazionale, che sia un privato o un fondo di investimento. L’amministrazione sarebbe pronta a rendere possibile un ingresso di questo tipo nella compagine societaria?». La domanda rimbomba all’interno del Salone del Coni nel corso del dibattito organizzato con i sei candidati sindaco. A porre la questione è il presidente biancorosso Roberto Pighi, che vuole sondare il terreno per capire se riuscirebbe a trovare una sponda da parte del Comune qualora dovesse concretizzarsi un’ipotesi simile a quella che stanno vivendo altre società calcistiche italiane, anche su territori e in categorie simili a quella del Piacenza.

Non che l’operazione sia dietro l’angolo, ma da via Gorra sono intenzionati a rivolgersi a un advisor per capire se all’estero (principalmente in America, ma le porte non sono chiuse per nessuno) ci sia qualcuno interessato a credere nel Piacenza calcio. Due le strade che potrebbero essere percorse: un finanziatore che punta esclusivamente sull’aspetto sportivo oppure, seconda ipotesi più realistica, chi affiancherebbe all’impegno economico collegato alla squadra anche un intervento importante a livello strutturale, con la realizzazione di un nuovo stadio e di tutto quanto a esso collegato. I conti li ha fatti pubblicamente lo stesso Pighi. «Oggi un impianto per il calcio costa circa 2mila euro a posto, considerato che ne servirebbe uno da circa 10mila spettatori saremmo intorno ai 20 milioni. Aggiungiamo le strutture accessorie per allenamenti, sede, club house e arriviamo circa a 28 milioni, qualche intervento accessorio e superiamo i 30 milioni. A livello locale non ci sono privati pronti a sostenere simili spese, per questo è fondamentale valutare interventi esteri coinvolgendo anche i fondi che negli ultimi anni stanno prendendo piede nelle società più importanti a livello internazionale».

A dire la verità un primo approccio c’era già stato nei mesi scorsi con Tony Tiong, imprenditore australiano di origini malesi che poi si orientò sull’acquisto dell’Ancona. Logico che se la società biancorossa dovesse trovarsi nuovamente di fronte a una simile opportunità non vorrebbe lasciarsela scappare. «Siamo in grado – ha spiegato Pighi – di fare da filtro valutando i valori morali, etici, di trasparenza e economici di chi ci troveremmo di fronte. All’amministrazione chiediamo di farsi trovare pronta in caso di necessità, perché è chiaro che per costruire lo stadio e tutte le opere accessorie richieste è necessario un iter burocratico complesso. Partire da zero significherebbe perdere tempo e probabilmente anche il potenziale investitore, quello di cui abbiamo bisogno sono amministratori che, ovviamente nel rispetto di tutte le regole, possano dare risposte concrete e rapide nel momento del bisogno».

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