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Stadio Garilli, un "gigante" che soffre nel silenzio

A Piacenza c’'è un gigante che soffre, afflitto dall'’incuria e dall’'inevitabile sfacelo degli anni. È l’'impianto sportivo più grande della città, la casa del Piacenza Calcio e del Pro Piacenza e ha ospitato la serie A per otto stagioni

A Piacenza c’'è un gigante che soffre, afflitto dall’'incuria e dall'’inevitabile sfacelo degli anni. È​ l’impianto sportivo più grande della città, è la casa del Piacenza Calcio e del Pro Piacenza e ha ospitato la serie A per otto stagioni, perfino una partita della Nazionale italiana di calcio. Stiamo parlando dello stadio “Leonardo Garilli”. Negli anni, in occasione delle varie campagne elettorali, si è parlato di pensionare l’'attuale impianto per costruirne uno nuovo e più confortevole, più volte sono stati presentati progetti rimasti però sempre sulla carta. La crisi economica e il fallimento della squadra cittadina hanno quindi mandato in soffitta ogni buon proposito, da qui i conseguenti ridimensionamenti delle ambizioni fino ad arrivare a ipotesi di restauro sempre meno profonde, sempre più al ribasso. Ora, di fronte a un degrado evidente, il problema torna a porsi: «È​ chiaro che il Piacenza, così come il Comune, continueranno a garantire la sicurezza e l’'agibilità del “Garilli”, ma credo che realizzare restauri profondi dell’'attuale impianto sarebbe uno spreco di denaro - ha detto il direttore generale del Piacenza Calcio, Marco Scianò, interpellato da Sportpiacenza sull’'argomento - meglio sarebbe realizzare uno stadio completamente nuovo, ma per farlo bisogna mettere intorno a un tavolo più componenti».
Iniziativa, quella proposta da Scianò, che potrebbe essere interessante nel medio-lungo termine, ma nel frattempo lo stadio ha bisogno d’'interventi immediati per poter ospitare una Lega Pro dignitosamente. Ma chi deve fare cosa? Ce lo ha spiegato l’'assessore comunale allo sport, Giorgio Cisini: «Il proprietario dell'’impianto è il Comune che pertanto è competente per la manutenzione straordinaria, mentre il Piacenza, come affittuario e gestore dell'’impianto, deve occuparsi della manutenzione ordinaria: ossia di tutte quelle opere che si rendono necessarie a seguito della normale usura. Il Pro Piacenza? Ha un accordo col Piacenza, è in subaffitto». Poi l’'assessore spiega: «Il contratto con il Piacenza per la gestione dell’'impianto scade alla fine di questa stagione. La società, tuttavia, ci ha già fatto pervenire una manifestazione d’'interesse per il rinnovo, alla quale ha abbinato un piano d’'interventi sull’'impianto. Noi, come Comune, indiremo un bando per la gestione del Garilli, prendendo in considerazione il piano che ci è stato presentato».

LA STORIA - Ma riavvolgiamo il nastro e ricostruiamo la storia del gigante piacentino. Costruito nel 1969 dall’'imprenditore edile Vincenzo Romagnoli (allora presidente del Piacenza Calcio) all'’indomani della promozione in serie B della squadra, lo stadio costò 500 milioni di lire e aveva una capienza complessiva di 15.000 posti, di cui 12.000 a sedere. Il nuovo impianto, che venne informalmente chiamato “Galleana” (fu intitolato a Leonardo Garilli nel 1997), sostituì quello storico di Barriera Genova. Nel 1993, anno della prima promozione in serie A del Piacenza, la capienza venne ampliata fino a 21.660 posti, mediante la costruzione degli attuali distinti e l’'ampliamento di Curva nord e Curva sud con l’'utilizzo di tubolari.
Nel 2007, in seguito alle disposizioni del decreto Pisanu, lo stadio ha dovuto subire lavori di adeguamento per motivi di sicurezza. Tant’'è che il “Garilli”, essendo inizialmente sprovvisto di tornelli e impianto di videosorveglianza, dovette giocare una storica partita contro il Genoa a porte chiuse e nel resto della stagione fu permesso l’'accesso ai soli abbonati. Negli anni, sempre per motivi di sicurezza, l’'impianto è stato chiuso in vari settori fino ad arrivare al 2011, quando si decise, chiudendo il settore rettilineo e quello distinti, di ridurre la capienza massima al di sotto dei 10.000 spettatori. L’'attuale società ha portato la capienza dell'’impianto a 7500 posti, ritenuti più che sufficienti a soddisfare l’attuale afflusso di pubblico.

DEGRADO - Inevitabile che il degrado abbia afflitto i settori chiusi da più tempo: animali selvatici, erbacce e rifiuti si possono osservare chiaramente nella zona della Curva sud e della Curva nord, un tempo cuore del tifo biancorosso. Ma anche i settori ancora “vivi” non sono esenti da acciacchi: i seggiolini della tribuna sono rotti o sbiaditi, i bagni sono sporchi e danneggiati, la tettoia dei distinti lascia passare l’'acqua quando piove; e poi ruggine e infiltrazioni ovunque a completare un quadro già di per sé desolante. Una delle mancanze più gravi, inoltre, è l’'assenza di una rampa d’'accesso alle tribune per i tifosi disabili: ad oggi è veramente difficoltoso per queste persone venire a vedere la partita. Insomma, lo stadio che con buona probabilità il prossimo anno ospiterà due società in Lega Pro - Piacenza e Pro - non è certamente una casa confortevole né bella da vedere. Tant’'è che il sito 90min.com annovera lo stadio “Garilli” al terzo posto tra gli stadi più brutti d’Italia.

PROGETTI - La necessità d’'intervenire su uno stadio da sempre ritenuto inospitale non è certo un argomento emerso nell’'ultimo periodo. Già nel 2008, un anno dopo la sua rielezione a Sindaco, Roberto Reggi propose al Piacenza la costruzione di un nuovo impianto sul modello di quanto fatto con il Palabanca. Ma i rapporti tra l’'amministrazione dell’'epoca e Fabrizio Garilli non erano eccelsi, quindi non si trovò mai un accordo. È​ datato 2009 l’'ultimo progetto di ristrutturazione dell'’impianto, che prevedeva, tra le altre cose, l’'eliminazione della pista d’atletica. Venne presentato in Sant’'Ilario dall'’attuale presidente di Lpr Volley, Guido Molinaroli, e da Giancarlo Piva, allora presidente del Centro Coordinamento Club Biancorosso; costo preventivato dell’'intervento: 8 milioni di euro. Passò del tempo e non se ne fece nulla. «Quel progetto - raccontò Molinaroli in un’'intervista a La Batusa – - non si realizzò perché evidentemente in quel momento lo stadio non era il pensiero principale della società di Garilli. La nostra idea era molto complessa ed erano altri tempi: il Piacenza era in serie B e si parlava ancora di un ritorno in A». Più recentemente, nel 2013, l’'attuale proprietà del Piacenza Calcio s’'informò presso un'’azienda di Brescia per smontare i tubolari della Curva nord per poi montarli a ridosso del campo, eliminando così la pista d’'atletica. In questo caso, anche per perplessità su costi, fattibilità tecnica e resa estetica dell’'intervento, il progetto venne accantonato e non se ne fece nulla. Decisamente più suggestiva fu una proposta circolata su internet, a firma dell’'architetto leccese Dario Cea, che prevedeva uno “Stadio-Parco per Piacenza”. Il progetto è di alcuni anni fa, ma introduce un concetto di stadio moderno e polifunzionale, che prevederebbe una riqualificazione di tutta l’area che quindi non sarebbe più solamente impiegata per ospitare eventi sportivi, ma includerebbe un parco, uffici della Pubblica Amministrazione, esercizi commerciali e ristoranti. Qualcosa di simile è il concetto di stadio che propone anche il dg del Piacenza, Marco Scianò: «L'’idea non è quella di un impianto che funziona solo 2 giorni al mese, ma di un’'area sfruttata dalla collettività con spazi per le associazioni e per gli esercizi commerciali. Il tutto deve essere pensato nell’'ottica di una completa riqualificazione della zona stadio, solo così l’'opera può essere sostenibile e diventare un valore da sfruttare per tutta la città». Le idee sul futuro ci sono, insomma, ma è anche ben chiaro che non siano realizzabili da un giorno all’'altro: «Sappiamo e comprendiamo che le priorità dell’'amministrazione comunale in questo momento siano altre, diciamo solamente che se un domani si dovesse intraprendere un progetto di ricostruzione la via più auspicabile sarebbe questa. Per farlo servirebbe mettere a un tavolo più componenti: il Comune, la comunità imprenditoriale piacentina e gli esponenti delle società sportive, oltre ovviamente al Piacenza Calcio». Non sono pertanto previsti interventi strutturali, ma unicamente protesi a conservare la sicurezza nella fruizione dell’'impianto: «Lo stadio richiede un intervento strutturale di rifondazione e non semplici accorgimenti estetici che sarebbero costosi e fini a se stessi. E’ complicato intervenire sulla struttura attuale del “Garilli” ripensandola in chiave moderna - ha detto Scianò - è un impianto che è stato concepito in epoche diverse, con altre logiche, e che è stato ampliato esteticamente in modo non omogeneo quando il Piacenza è approdato in serie A. Con il supporto del Comune, stiamo lavorando per sistemare alcuni problemi basilari, dagli impianti di acqua e riscaldamento, agli spogliatoi, all’'illuminazione, ai servizi igienici che devono essere necessariamente riqualificati. Anche le sedute devono essere sistemate dal momento che sono usurate».

INTERVENTI - Quindi il futuro prossimo non prevede novità sostanziali. «L'’amministrazione ha già fatto degli investimenti sull’'impiantistica - spiega Cisini a Sportpiacenza - investimenti che porteranno benefici nelle bollette (l'’impianto di riscaldamento, che funzionava a gasolio, è stato convertito a metano, ndc). È​ chiaro che non sono interventi che balzano all’'occhio del tifoso, ma erano necessari». Insomma, il Comune non intende fare ulteriori spese: «Non possiamo permetterci interventi onerosi, a meno che non se li accolli un soggetto gestore che intenda proporre un progetto di riqualificazione. A tal proposito, il Piacenza ci ha già fatto pervenire una manifestazione d’'interesse per rinnovare il contratto di gestione attualmente in scadenza, corredato da un piano d’'interventi. La cosa ci ha fatto molto piacere perché sappiamo che il cuore del tifoso è lì. Noi, come amministrazione comunale, possiamo solo indire un bando per la gestione dell’'impianto, per la pubblicazione del quale terremo conto delle proposte fatte dal Piacenza».
Ma cosa prevede il piano del Piacenza? Da quanto filtra, si vorrebbe intervenire sui campi da gioco (rifacimento del fondo) e procedere alla sostituzione della tensostruttura, ormai usurata, del pallone presente nell’'antistadio. Sarebbe in via di valutazione, inoltre, un intervento per la sostituzione delle poltroncine della tribuna. Tutto contribuirebbe a migliorare la situazione, certo, ma non sarebbe comunque abbastanza per arrivare al profondo restyle di cui il “Garilli” avrebbe bisogno.

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