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Pro e Piacenza: retroscena di una mancata fusione

La fusione non si farà, come avevamo pronosticato qualche giorno fa (leggi qui) e nonostante il consigliere del Pro, Alberto Burzoni, si sia dichiarato «fiducioso al 90%» e ci fosse già una sorta di organigramma (leggi qui) concordato tra Stefano...

La fusione non si farà, come avevamo pronosticato qualche giorno fa (leggi qui) e nonostante il consigliere del Pro, Alberto Burzoni, si sia dichiarato «fiducioso al 90%» e ci fosse già una sorta di organigramma (leggi qui) concordato tra Stefano Gatti e lo stesso Burzoni. Perché non si fa? La verità probabilmente non verrà mai fuori del tutto, le parti si affideranno a delle note stampa o a dichiarazioni naturalmente di parte, come è logico che sia, col Piacenza che si prepara ad allestire una corazzata per la Serie D da affidare ad Arnaldo Franzini - che lavora già da due settimana con il ds Cerri - mentre il Pro dovrà tirare una riga e capire bene in che modo affrontare il prossimo campionato di Lega Pro, magari con William Viali in panchina.
Impossibile dare una lettura di questa vicenda completamente aderente alla realtà, perché gli stessi attori in gioco spesso e volentieri hanno dato vita a un circo di dichiarazioni che hanno più l'impressione di essere frutto di una megalomania mediatica che di una vera e reale intenzione di unire le forze. E il pubblico piacentino? Molti si sono schierati contro, altri a favore, e il sondaggio di sportpiacenza ha evidenziato come il 76% dei nostri utenti sia a favore di una fusione (leggi qui) che non si farà.
Da una parte c'è un Piacenza che apre e chiude le porte di continuo manco fossero quelle di un supermercato. Stefano Gatti e Burzoni avevano trovato l'intesa senza fare i conti con l'altro 75% del Pro Piacenza, ma le redini del comando dovevano rimanere tutte in capo al Piacenza. Già presa inoltre la decisione di ingaggiare come tecnico Arnaldo Franzini e di non richiedere il ripescaggio in Lega Pro a causa di quel presunto "bonus" a fondo perduto di 600mila euro che la Lega chiederebbe (non è ancora certo) a chi vuol salire di categoria senza aver vinto il campionato e fermo restando che il Piacenza si trova comunque oltre la dodicesima posizione nella classifica dei ripescaggi.
Dall'altra parte c'è la situazione del Pro Piacenza, altrettanto complessa con quattro soci al 25% da mettere d'accordo e la convinzione di avere un titolo sportivo da sfruttare sulla bilancia della trattativa. Il club rossonero, al quarto tentativo di fusione col Piacenza negli ultimi tre anni, dopo il cda di giovedì scorso ha chiesto di avere in mano la parte sportiva dell'eventuale nuova società, aspetto non digerito dai Gatti.
A mettere d'accordo tutti la volontà (presunta o reale?) concordata che ognuno avrebbe dovuto pensare al pregresso sul proprio bilancio da chiudere, ma anche qui ci sarà la versione del Piacenza e ci sarà quella del Pro. Insomma, dieci giorni per fare una fusione sono troppo pochi per due club che da tre anni si guardano in cagnesco nonostante le dichiarazioni di rito e quindi, come avevamo pronosticato, non se ne farà nulla. Addirittura lo stesso Marco Gatti lo aveva scritto di proprio pugno sabato sera attraverso il suo profilo Facebook rispondendo al post di un un tifoso e oggi lo ha dichiarato ad alcuni media: «Non incontreremo nemmeno il Pro Piacenza».
E quindi? Nulla, il Piacenza andrà in ritiro a Pontedellolio a fine luglio con Franzini in panchina e preleverà dal Pro sia Matteassi sia Silva (anche se le firme non ci sono ancora), farà invece un tentativo per Porcino e Sanè, in attacco si punta su Longobardi (Sestri) e Pera (Rimini) mentre a centrocampo l'idea è quella di giocare con Selvatico (Correggese) in regia affiancato da Rubbo (Este) e il giovane Saber.
Il futuro del Pro lo si scoprirà lunedì pomeriggio dopo il secondo e ultimo cda dei soci, nella speranza di mettere la parole "fine" a una vicenda che aleggia, mediaticamente, sulle due proprietà da tre anni e che puntualmente vede volare solo gli stracci.

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