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Piacenza - Viali: «Lascio con la coscienza a posto»

William Viali decide di rompere il silenzio a undici giorni esatti dal tracollo del suo Piacenza nella prima partita dei playoff di Serie D. Gli spareggi promozione rappresentavano l'ultimo spuntone di roccia a cui afferrarsi per dare senso a una...

William Viali decide di rompere il silenzio a undici giorni esatti dal tracollo del suo Piacenza nella prima partita dei playoff di Serie D. Gli spareggi promozione rappresentavano l'ultimo spuntone di roccia a cui afferrarsi per dare senso a una stagione nata con l'ambizione della promozione ma ben presto diventata infernale. Esonero alla nona giornata dopo la sconfitta nella "fatal Gozzano", richiamo in panchina in fretta e furia con l'inizio del nuovo anno per trovare rimedio alla sciagurata parentesi Venturato, e infine l'addio ad ogni speranza di promozione diretta a causa della sconfitta nel derby di ritorno. I playoff - che garantivano solo una posizione migliore per eventuali ripescaggi - erano dunque diventati il senso della stagione biancorossa; una medicina che è andata di traverso subito perché il Piacenza si è squagliato davanti al Seregno. E' seguita una settimana di silenzio stampa, decisa dal club, in cui ha parlato solo il presidente Marco Gatti: «La rosa sarà completamente rivoluzionata a partire dal tecnico». Poi la tragica scomparsa di Vittorio Pissasegola, storico fisioterapista del Piacenza, ha imposto un secondo rispettoso silenzio, per arrivare infine alla presentazione del direttore sportivo Andrea Bottazzi: «Ho una grande stima di Viali ma ci sono dei dubbi su quello che può ancora dare. Nei prossimi dieci giorni faremo l'allenatore». Tradotto: anche Bottazzi lascia a piedi il tecnico della prima promozione. Un rapporto, quello tra i presidenti Gatti e Viali, irrimediabilmente incrinato dopo la madre di tutti i problemi, la sconfitta di Gozzano (volarono parole grosse nello spogliatoio) e solo accantonato il giorno del suo ritorno. Stesso discorso nel rapporto con la tifoseria che si è sempre divisa in pro e contro Viali; ma non nascondiamo che parte del pubblico piacentino ne chiese le dimissioni già dopo il pareggio (1-1) interno contro il Mapellobonate alla sesta giornata. Oggi Viali risponde a tutti.

Mister, la logica delle dichiarazioni dice che non le sarà proposto il rinnovo.
«Levo io il problema della mia riconferma dicendo che per me l'esperienza Piacenza si chiude con questo campionato. Non accetterei comunque una proposta di rinnovo. Ero pronto a fare questa dichiarazione dopo la sconfitta contro il Seregno ma è arrivato il silenzio stampa; poi la morte di Pissasegola ha imposto un rispettoso silenzio».

Quindi il Piacenza non vuole più Viali ma anche Viali non vuole più il Piacenza?
«Esattamente. Non ci sarebbero le condizioni per andare avanti. La stagione è stata condizionata fin dall'inizio, ero esonerato già alla quarta giornata con due vittorie e due pareggi, anche se il caso che ha fatto esplodere tutto è stata la sconfitta di Gozzano alla nona giornata dove, ricordo, abbiamo perso giocando in otto e con una direzione di gara pazzesca».

Era inevitabile arrivare a questo punto?
«Sul progetto Piacenza avevo investito tutto me stesso. Sinceramente mai e poi mai avrei pensato di iniziare la mia carriera, dopo gli Allievi del Parma, da una categoria come l'Eccellenza. Però il nome Piacenza non si poteva rifiutare e quindi due anni fa ho deciso di fare questo investimento. E' stata una bella palestra perché è bello misurarsi con piazze del genere ma oggi non ci sono le condizioni per andare avanti serenamente. Trovarmi alla quarta giornata di campionato con la stagione compromessa francamente è stata una cosa che fatico ancora a digerire».

Amaro in bocca per come è andata?
«Certo che sì, avrei voluto giocare il campionato fino in fondo invece è successo quello che tutti sapete. L'ambiente è sfuggito di mano e se succede alla quarta giornata vuol dire che si è costruito male prima. Quando è iniziata la stagione stavamo già pensato di portare alcuni correttivi alla rosa nel mercato di dicembre, bisognava solo avere la pazienza di arrivarci. Invece sono stato esonerato e poi richiamato dopo due mesi, ma ormai la frittata era fatta e chiudere al secondo posto è stato un vero miracolo».

Che poi la differenza reti vi ha declassato al terzo posto.
«Ho saltato nove partite (quelle con Venturato in panchina, ndr) per cui non mi sento responsabile della differenza reti. A punti fatti siamo arrivati secondi».

Si è sentito solo a un certo punto della stagione?
«L'allenatore è sempre solo nelle sconfitte; il problema è che io e la squadra siamo stati lasciati soli anche senza perdere. Diciamo che tutte le componenti societarie non sono andate nella stessa direzione nell'arco dell'anno e ciò ha portato a una stagione del genere».

La squadra e il gioco non hanno reso secondo le aspettative?
«Non sono d'accordo sul gioco, nella prima parte di campionato eravamo lì con la terza miglior difesa e uno dei migliori attacchi, dopo non era la squadra che avevo pensato io, piuttosto era una formazione costruita per un altro allenatore. Però siamo stati contestati e poi mi hanno esonerato alla prima sconfitta dove, ripeto per l'ennesima volta, abbiamo giocato in otto. Che poi la squadra avesse bisogno di alcuni correttivi è vero; avevamo molti doppioni in determinati ruoli mentre in altri non avevamo un solo giocatore da metterci. Con il vecchio direttore sportivo Marzio Merli avevamo programmato un mercato invernale ma è saltato tutto».

Come lascia Viali?
«Ho la coscienza a posto perché so di avere fatto il possibile lavorando sodo. Spero che anche altri abbiano la coscienza a posto».

Errori?
«Ne ho fatti come è naturale che sia, però non ho nulla da imputarmi a livello umano e comportamentale. Ho sempre difeso la mia squadra quando è stata lasciata sola e mi sono sempre battuto per la mia indipendenza intellettuale».

Il rapporto con parte dei tifosi: perché si è incrinato?
«Non ho mai avuto problemi con nessuno ma se tutto nasce dalle dichiarazioni post derby sulla pressione, allora ribadisco che quelle erano dichiarazioni lecite. Non ho mai offeso nessuno parlando di "pressione" ma ho solamente esposto una situazione che la squadra stava subendo».

Cioè?
«Cerchiamo di capirci bene. Per sopportare l'obbligo morale di vincere, come ci è stato detto fin dal primo giorno, hai solamente una via: devi essere clamorosamente più forte del tuo avversario. Questo Piacenza è una squadra forte, ma come lo sono altre quattro o cinque, dunque un problema di pressione porta i ragazzi a rendere molto meno di quello che potrebbero fare proprio perché non sono abituati ad avere un carico del genere sulle spalle».

E ora?
«Seguo il mio percorso da allenatore e faccio tesoro di quello che ho imparato in questi due anni».

Alla squadra cosa ha detto?
«Gli ho fatto i complimenti perché hanno dato tutto quello che avevano e arrivare al secondo posto in queste condizioni è stato veramente un miracolo. Tanto che la società a marzo mi aveva fatto chiaramente capire che volevano addirittura una salvezza veloce. Lo stesso direttore generale, Marco Scianò, si è pubblicamente congratulato con noi durante una conferenza stampa per il risultato raggiunto nella stagione regolare».

Perché è tornato a gennaio?
«Perché volevo stare sul campo con i ragazzi e cercare di raddrizzare una situazione che stava diventando grave. Con questa squadra ho raggiunto una grande empatia».

Il momento più brutto e quello più bello?
«Il giorno dell'esonero raccoglie entrambe i sentimenti. Brutto perché me ne dovevo andare, bello per i numerosi attestati di stima che ho avuto da gran parte dei piacentini».

Ringraziamenti?
«Dico grazie a tutte le componenti, dico tutte, che alla domenica hanno sofferto e sperato che arrivasse un risultato positivo. Per tutti quelli che hanno sperato il contrario, anche una sola volta, non ho nessun ringraziamento da fare».

Ma è stato chiamato dalla società dopo la sconfitta col Seregno?
«Non sento nessuno da due settimane».

Perché?
«Non è una domanda da fare a me».

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