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Piacenza - Scianò: «Il progetto che avevamo non cambia». Pighi: «La società dimostra di essere presente»

Il direttore generale: «Ricoprirò la doppia carica fino giugno, poi cercheremo un direttore sportive. Le critiche dei tifosi? Adesso non ho tempo per rispondere». Il presidente: «Di Battista via perché non condivideva la scelta di Scazzola»

Regna una confusione pazzesca in casa Piacenza, dopo il ribaltone di lunedì il ds ad interim Marco Scianò ha preso in mano la situazione del mercato, a 6 giorni dalla chiusura e a poco più di 48 ore dalla partita di sabato contro il Pontedera. Da quanto filtra sembra che il dirigente, ormai plenipotenziario in via Gorra (dato di fatto, visto che oltre a ricoprire le cariche di dg e ds, è anche socio al 2%), voglia accelerare la cessione di Galazzi al Venezia per reperire la liquidità necessaria (ma lui nega, «non sono arrivate offerte»), aumentando al tempo stesso la lista degli over che, in un modo o nell’altro, dovranno salutare la piazza. Ai nomi già noti potrebbero aggiungersi quelli di Palma - soprattutto dopo l’arrivo di Suljic - D’Iglio, Maio e Pedone. Insomma, una tabula rasa.
Se così fosse, la rivoluzione sarebbe totale e il rischio aumentato perché se da un lato è innegabile che alcuni giocatori abbiano deluso le attese, è altrettanto vero che cambiare velocemente tutto in così pochi giorni potrebbe essere un’arma pericolosa. Saranno le prossimo settimane a dirlo, il Piacenza ha davanti 7 partite in 30 giorni, 21 punti in palio e occorre incamerarne almeno la metà per uscire dalle acque agitate di classifica.  

Resta di fatto che Scianò trova comunque il tempo di esserci alla presentazione di Cristiano Scazzola dopo giorni caldissimi in cui il massimo dirigente di via Gorra ha perso la fiducia dell’ambiente - sui social i tifosi indicano la società come principale responsabile della situazione - ed è chiamato a rivoluzionare un progetto su cui lui stesso si era espresso così non più tardi di qualche mese fa: «Chi sale con noi sale a bordo di un progetto che vuole crescere, puntiamo in alto ma servirà pazienza».
Dopo 7 mesi si è sgretolato tutto con gli esoneri di Manzo e Di Battista, una dozzina di giocatori bocciati e una tifoseria che ha perso fiducia. Fuori di dubbio che alla base ci sia stata una pesante frizione tra Scianò e Di Battista, l’uomo che proprio il dg aveva fortemente voluto fin da aprile, sennò non si sarebbe passati dalle parole al miele dopo il 6-0 sulla Pro Patria alla volontà di cambiare tutto il 20 dicembre scorso. Tra i due fatti sono intercorsi solamente 14 giorni, due settimane in cui è cambiato il mondo. Perché?

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