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Venerdì, 29 Marzo 2024
Piacenza Calcio

Piacenza - Marco Polenghi: «La retrocessione non la prendo in considerazione. Abbate scelta giusta per dare la scossa»

Parla il presidente: «Abbiamo voluto dare uno scossone. Abbate non è un tecnico da "ultima spiaggia" anzi, è una scelta ponderata: ha metodo e lucidità. Ai tifosi non possiamo chiedere più di così. Se andiamo in D? Tutti noi soci abbiamo firmato un accordo per tre stagioni, basta parlarne»

Senza dubbio Marco Polenghi, quando prese in mano le redini del Piacenza insieme al pool di imprenditori piacentini lo scorso gennaio, tutto si sarebbe aspettato tranne che ritrovarsi in una situazione del genere. I biancorossi, dopo un girone di andata gravemente insufficiente sotto il profilo dei risultati (girare la boa a 13 punti è quasi una sentenza), si erano risollevati grazie ai successi consecutivi su Pergo, Virtus e Feralpi, tanto da lasciar pensare alla possibilità di agganciare anche la zona della salvezza diretta e affrontare una seconda parte di campionato più serena. E invece il crollo improvviso dopo la metà di gennaio che ha portato Polenghi, dopo un lungo confronto con i soci e il ds Matteassi, a decidere per l’esonero di Scazzola.
Panchina a Matteo Abbate che dovrà tentare un vero miracolo nelle restanti 10 partite. Il club preferisce rimanere in silenzio stampa per concentrare ogni singola goccia di sudore sulla rincorsa, però lo stesso Marco Polenghi è stato comunque disponibile a parlare dall’attuale momento del Piace e con lui partiamo dalla fine, cioè dalla sua ultima considerazione: «Sicuramente non possiamo chiedere ai tifosi più di quello che già stanno dando oggi, noi stiamo facendo il massimo e penso che la società lo abbia dimostrato coi fatti di credere ancora nella salvezza». Ma riallacciamo il nastro, perché il presidente Polenghi scende anche nel dettaglio della decisione.

Partiamo da sabato: il motivo dell’esonero di Scazzola?
«Faccio una premessa, cioè che non sono un grande fan del cambio di allenatore in linea di massima, perché è sempre una decisione molto complicata sia dal punto di vista umano sia da quello professionale. Detto questo, sabato dopo la partita col Renate abbiamo preso una decisione che è maturata alla luce della classifica attuale. Riconosco a Scazzola il grande lavoro fatto nei due anni che ha allenato il Piacenza, tuttavia noi soci pensiamo che la retrocessione sia ancora evitabile e quindi vogliamo giocarci tutte le carte».

Cioè dare uno scossone allo spogliatoio?
«Sì, sicuramente abbiamo voluto dare una scossa alla squadra, però è stata una scelta molto ponderata e non di pancia, aggiungo che non sono d’accordo nel considerarla la “scelta da ultima spiaggia”. La decisione di affidare la panchina ad Abbate non è casuale perché lui ha un DNA biancorosso, ha passato una vita con la nostra maglia iniziando nelle giovanili, è cresciuto qui, e questo è un tratto ben preciso che identifica tutta la compagine societaria e l’approccio che abbiamo. Inoltre Abbate ha fatto davvero bene con la Primavera 3, ha un metodo di lavoro preciso e una grande lucidità di pensiero nell’analizzare le problematiche, emana energia positiva ed è piaciuto a tutti noi».

Guardiamo però in faccia la realtà: la retrocessione rimane una possibilità più che concreta. Che obiettivo gli avete dato?
«L’obiettivo oggi è quello di non guardare minimamente la classifica ma, piuttosto, guardare partita dopo partita, perché ogni gara è un discorso a parte e la nostra necessità è concentrarsi sul brevissimo periodo. Se fai bene sul breve alla fine otterrai il risultato finale».

Cosa vi siete detti oggi nel confronto con la squadra?
«A dir la verità il discorso di Abbate è stato a porte chiuse anche per noi».

E con i soci?
«Ci siamo incontrati nelle scorse ore insieme ai dirigenti e con Matteo. Mi è piaciuta la sua lettura del momento e il modo di approcciare l’ambiente con grande dinamismo. Ritengo che sia stata fatta la scelta giusta, ha valutato il tutto in modo professionale, senza troppa filosofia. Ripeto, ha in testa un metodo ben preciso e lo vuole mettere in pratica».

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