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Piacenza - Per Manzo è decisiva la gara con l'Albinoleffe. La società ha pronto Scazzola, ma le responsabilità sono di tutti

E' stata una domenica decisamente bollente in casa Piacenza, Manzo ha tempo fino a mercoledì per convicere la società, se non arriva un risultato positivo può arrivare l'esonero ma Di Battista non è su questa lunghezza d'onda. Il progetto di sfalda?

Succede che nel momento in cui bisognerebbe tenere la barra dell’equilibrio dritta il Piacenza si sfalda da solo, sotto i colpi di dichiarazioni, atteggiamenti e scelte che non fanno altro che surriscaldare l’ambiente in vista della sfida di mercoledì nella tana dell’Albinoleffe, che di tutto avrebbe bisogno tranne di quello che è accaduto nella giornata di domenica. I dirigenti si avvitano sul fronte della comunicazione, parlando di liste di «epurati» di cui forniscono il nome a 48 ore dalla sfida più delicata degli ultimi mesi, rinnegano un progetto da loro voluto e studiato, arroccandosi dietro a uno stucchevole scaricabarile di responsabilità.

LA RESPONSABILITA’ E’ DI TUTTI
A dir la verità la lunga domenica inizia la sera prima, con la dirigenza intenzionata ad esonerare Manzo e contattare Cristiano Scazzola ma la notte ha portato evidentemente consiglio e si è optato per una riunione tecnica alla domenica. Inizialmente doveva essere al mattino, tanto che a Di Battista non è stato concesso di partecipare a una “bicchierata” di auguri con alcuni tifosi, incontro a cui è andato il presidente Roberto Pighi e da cui sono emerse pubblicamente le dichiarazioni di ieri. Il summit, invece, si è svolto nel pomeriggio e sebbene ne sia uscita una conferma a tempo determinato per Manzo in realtà la situazione è rimasta bollente.
Di Battista sembra esautorato dalla frase di Scianò «la società riassume pienamente il suo ruolo e parteciperà alle scelte tecniche». Il problema è che Di Battista vuole tenere Manzo a prescindere dal risultato di mercoledì, la società - in caso di sconfitta - lo vuole cambiare con Scazzola già da una decina di giorni. Non sembrano esserci i presupposti per un lavoro in sintonia. E quindi? Anche Di Battista rischia, ma ciò vorrebbe dire rinnegare totalmente quanto voluto e detto solo tre o quattro mesi fa da Scianò: «Questo progetto lo sento come figlio mio». Va da sé che le responsabilità, se ce ne sono, non solo andrebbero ammesse ma anche condivise ed eventualmente pagate. Aspettiamo mercoledì, ma così non si va lontano e men che meno insieme.

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