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Piacenza - Il ds Di Battista: «Sento di avere una responsabilità importante. Cerco un calcio propositivo»

La scelta del tecnico sarà il primo tassello. «Dovrà sposare il nostro progetto. Punteremo molto sui giovani e su giocatori che vedono la Serie C non come un "ultimo contratto" ma come un trampolino di lancio».

Avrà tre anni di tempo (anche se l’accordo formalmente è su base biennale) il nuovo direttore sportivo Simone Di Battista per costruire un Piacenza nuovo di zecca e capace di tornare competitivo per le zone nobili della classifica. La rivoluzione avviata - un po’ per necessità e un po’ voluta - a partire da maggio è solamente il primo gradino di quella che si preannuncia un’avventura tanto intrigante quanto difficile. L’impalcatura dei biancorossi sarà completamente diversa da quella a cui siamo stati abituati: si partirà con una stagione di transizione (l’idea è quella di avere sempre 6 under in campo) fatta di giovani e giocatori in cerca di un trampolino di lancio. Pian piano si alzerà l’asticella e nel prossimo triennio (2020/2021 - 2022/2023) bisognerà pensare a costruire, il nuovo presidente Roberto Pighi da dietro la scrivania e Simone Di Battista sul campo. Il primo mattone sarà senz’altro la scelta del tecnico e qui Di Battista è chiaro: «Non c’è fretta, va scelto attentamente, la prossima stagione difficilmente inizierà prima di metà ottobre quindi il tempo non ci manca».

Classe 1981, arriva dopo tre ottime stagioni al Fiorenzuola. «Ho sempre avuto come obiettivo l’approdo nei professionisti - dice Di Battista - e Piacenza è un piazza importante, gratificante, soprattutto per uno della mia età. Ho 39 anni e sono cresciuto con il mito del Piace in Serie A. Oggi arrivo portandomi dietro quanto di buono fatto a Fiorenzuola, il dg Scianò è stato il primo a contattarmi e il progetto mi ha da subito coinvolto».
Dopo le frasi di rito Di Battista entra più nelle specifico ma senza sbilanciarsi troppo. «La mia idea è sempre stata quella di un calcio propositivo ma non confondiamolo con l’estetica piuttosto, alla fine dei conti, il calcio deve essere concreto: cercheremo di esserlo a modo nostro. Al momento siamo qui a dire delle belle parole, la casa è sicuramente affascinante, però va arredata e lo possiamo fare solo attraverso due cose: idee e cultura del lavoro. La piazza? Sento una grossa responsabilità, non dimentichiamoci che un anno fa la società si stava giocando la promozione in B. Quando arrivi a Piacenza sei in alto, comunque le ambizioni ci sono e per me è una bella opportunità. Come ho detto prima, il progetto è interessante però servono idee e lavoro».

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