Piacenza - Il 3-5-2 funziona in chiave gol, a mancare sono le reti della seconda punta. L'analisi

E il resto? Il Piacenza suddivide piuttosto bene le proprie reti a testimonianza del fatto che c’è anche una buona variabilità della manovra. Da calcio piazzato (corner o punizioni) o seguenti sviluppi (come sponde o mischie in area) sono arrivati 5 gol e un altro buon dato arriva dalle reti realizzate con conclusioni da fuori area: qui sono 5 gol e la voce grossa la fa Della Latta con 3 marcature. Le restanti 7 marcature sono arrivate attraverso delle verticalizzazioni, dunque non passando dalle corsie laterali, oppure con ripartenze manovrate (come ad esempio il primo gol a Reggio Emilia) che hanno consentito di arrivare alla conclusione vincente con pochi passaggi. Curioso, infine, l’ultimo dato: al Piacenza in tutto il girone di andata è stato fischiato a favore solamente un calcio di rigore, alla prima giornata con l’Arzignano, che è stato sbagliato da Paponi per il resto gli emiliani non hanno mai potuto usufruire di un penalty.

La domanda che sorge è una: cosa è mancato al Piacenza per avere un posizione di classifica migliore? Il dato globale delle reti segnate è sopra alla media generale del campionato (1.15 gol a partita mentre quella del Piacenza è 1.4) ma rimane tuttavia basso rispetto alle battistrada Vicenza, Carpi e Reggiana che hanno sfondato la quota di 30 gol in 19 gare mentre il Piacenza è fermo a 28. All’appello mancano quindi 4 o 5 gol che sono quelli che avrebbe dovuto garantire la punta in appoggio a Paponi (Cacia e Sylla hanno chiuso con una rete a testa, in totale 2). Il Piacenza è la squadra che ha più pareggi (7) dopo la Reggiana (8) tra quelle di vertice, chiaro che con una manciata di gol in più i biancorossi avrebbero dai 4 ai 6 punti in più in classifica risultando ancora in corsa per la vetta e nella scia della capolista Vicenza.