Piacenza - De Vitis: «Il settore giovanile deve essere un punto di riferimento. La ricetta è competenze, organizzazione e istruttori qualificati»
Presentato oggi dal club Totò De Vitis. «Ho visto persone che hanno il Piace nel cuore e sono intenzionate a riportarlo verso certi traguardi, ho deciso dopo due incontri». Polenghi: «La serietà è un nostro principio, in caso di ripescaggio in Serie C siamo pronti a ogni sforzo come promesso ai tifosi»
Dopo 20 anni Totò torna a casa. Lo fa alla vigilia di una stagione particolarmente difficile per il Piacenza, sospeso nel limbo tra una retrocessione in Serie D e un possibile ripescaggio in Serie C.
De Vitis è stato un lampo della dirigenza biancorossa che ha avuto l’idea, ha avviato i contatti e chiuso il discorso nel giro di un paio di settimane, confermando il nuovo corso di via Gorra: tornare ad aprirsi ai grandi ex che hanno scritto la storia biancorossa. «È la casa dove si trova il cuore. Ecco, io sono tornato a casa».
Arriva con la carica di dirigente del settore giovanile, dovrà affiancarsi al direttore Guareschi, ma l’idea di fondo è quella di spingersi verso un “riallestimento” della rete degli osservatori, ruolo che ha ricoperto (e bene) al Sassuolo per diversi anni, prima ancora a Parma e Firenze.
La saletta è stracolma, ci sono i soci della cordata Piacenza con Gabriele Fermi e il presidente Marco Polenghi a fare gli onori di casa, c’è il nuovo responsabile stampa Riccardo Mazza (anche questo un bel ritorno) a dirigere il traffico, poi c’è lui, Totò De Vitis. Si parte con un bellissimo ricordo di Stefano Gatti e la targa che il club ha preparato da mettere al suo posto dove si sedeva sempre in Tribuna. «E’ solo una delle tante iniziative che metteremo in campo per ricordarlo - dice Polenghi -, ci siamo sentiti l’ultima volta al telefono a febbraio e gli avevo chiesto di tornare per fare “l’ambasciatore del Piacenza” perché incarnava i valori a cui noi aspiriamo. Era felice di questa proposta, il suo spirito rimane sempre con noi».
Prima di lasciare la parola a Totò, il numero uno di via Gorra precisa un paio di aspetti: «I nostri principi cardine sono la fiducia che chiediamo ai tifosi e la serietà che proponiamo. Avevamo detto che avremmo fatto di tutto e percorso tutte le strade possibili quindi, ribadisco, nel caso ci fosse la possibilità di partecipare alla Serie C tramite il ripescaggio noi siamo prontissimi. E’ un impegno economico importante partecipare al ripescaggio ma, e mettiamo un punto, noi siamo pronti». Dopodiché si passa alle presentazioni: «Totò fa parte del progetto di “rimodulazione” della società, per noi non è un benvenuto ma un bentornato». Parole sottolineate da Gabriele Fermi: «I soci mi hanno dato la delega al settore giovanile. Quando siamo arrivati abbiamo trovato una struttura ottima, ben organizzata, ma come in tutti gli ambiti si può sempre migliorare e abbiamo ritenuto opportuno inserire una persona come De Vitis, un uomo di campo in grado di aiutarci nel fare un salto di qualità».
E poi arriva lui. Pochi fronzoli - «lo sapete, non mi piace molto vivere nel passato» - e tanta emozione: «Era un bel po’ di tempo che non entravo in questa stanza, mi sembra di rivivere qualcosa» dice ridendo.
«Sinceramente ho deciso di dire “sì” a questa proposta subito, dopo il secondo incontro - spiega De Vitis - perché io sono uno che vive di sensazioni. Ho visto persone che hanno il Piacenza nel cuore e sono intenzionate a riportarlo verso certi traguardi, poi non nascondo che mi hanno fatto davvero piacere gli attestati di stima ricevuti dall’ambiente in questi giorni. E quindi ho detto “sì” velocemente perché si può fare bene. C’è una buona struttura generale però, come dico spesso, ci sono sempre i margini per migliorare e sono qui per dare il mio contributo sul settore giovanile. Metto passione ed esperienza, in cambio chiedo pazienza perché questi settori non si costruiscono dall’oggi al domani. Ho firmato un contratto di un anno così intanto ci conosciamo, poi mi prendo tre o quattro mesi per fare delle valutazioni. Il lavoro non cambia - prosegue - se sarà Serie D o Serie C è quasi indifferente, io sono del parere che se ci metti competenze, organizzazione e istruttori qualificati allora puoi competere anche se sei stretto in una morsa di club che fanno la Serie A o la Serie B. Con questi valori - conclude De Vitis - possiamo anche ricostruire il senso di appartenenza e allacciare nuovi rapporti con le società del territorio. Il Piacenza deve tornare ad essere il punto di riferimento per le altre società limitrofe».