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Piacenza - Da Salsomaggiore al "caso Cacia": i 7 anni della presidenza di Marco Gatti

Il primo giorno a inizio luglio, nel 2012, al campo Calamari durante il Torneo Libertas: «Ripartiamo dall'Eccellenza ma vi porto in C». Un presidente cristallino che ha sfiorato la Serie B per 100 secondi e che paga un conto non suo

Rimane il fatto che Marco Gatti lascia dopo ottantasette mesi la presidenza di via Gorra, l’aveva presa in mano in una calda notte di inizio luglio nel 2012 dopo la votazione allo stadio Garilli su chi assegnare marchio e simbolo del Piacenza appena fallito (in corsa c’erano il Pro Piacenza di Scorsetti e Tacchini, il Royale Fiore di Rizzo). Votazione organizzata dal vecchio Salva Piace e vinta per distacco, poi ci si spostò tutti quanti al quartier generale della Libertas, il campo Calamari, per l’investitura ufficiale e il primo discorso da presidente. Camicia bianca, volto serio e progetti ambiziosi: «Partiamo dall’Eccellenza ma vi riporto in C, lo prometto».

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Con lui il Piacenza ha lavorato benissimo, soprattutto ha creato un entusiasmo che il fallimento - e la vicenda della cordata Gallo - aveva spento. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, per anni Marco Gatti ha trainato la macchina da solo. La trasferta dei 500 a Salsomaggiore, il campionato vinto di Eccellenza come Lupa Piacenza e le trasferte sui campetti di provincia, poi le due stagioni “bucate” in Serie D ma con squadre sempre molto competitive. La ricerca di un timoniere: Viali, Venturato, poi ancora Viali al primo anno di D. Il grande ritorno di Monaco e l’arrivo di De Paola al secondo. Finché in via Gorra arrivò l’attuale tecnico Arnaldo Franzini: cavalcata impressionante in D, record di punti e ritorno in Lega Pro dove Marco Gatti aveva promesso di riportare il Piacenza. Alla frase «io posso portarvi fino a lì, oltre non ne ho la forza» è seguito un lavoro impressionante su sponsor e soci nei primi due anni di Serie C con l’obiettivo dei playoff sempre centrato, Parma e Sambenedettese le avversarie.
Si arriva alla scorsa stagione con l’ingresso di Pighi e la Serie B sfiorata (o scippata, a seconda di come la si vuol vedere) per soli 100 secondi. Un presidente onesto, corretto e cristallino - merce rara nel calcio - vicino alla tifoseria e biancorosso nell’anima. Rimane come socio, ovvio e quindi non cambia granché, tuttavia non vederlo più come presidente fa un certo effetto soprattutto a chi, come noi, ha girato tutti i campetti di provincia per 4 anni mentre altri addirittura disconoscevano questo Piacenza non considerandolo come la prosecuzione di quello fallito nel 2012. Sì, abbiamo visto anche questo, tutta gente che oggi esaspera ma dal carro. La sensazione è che Marco Gatti abbia pagato un conto non fatto da lui.

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