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Piacenza - Cosa rimane del derby vinto? L'inchino a chi c'è sempre stato. Editoriale

Il derby lascia una striscia di applausi. Quelli scontati ai ragazzi della Nord che ci sono sempre mettendo spesso la passione davanti al lavoro quotidiano. Quelli alla società, a tutti i dirigenti che lavorano nell'ombra o i semplici collaboratori

In trenta ore abbiamo documentato tutto il raccontabile della 75esima edizione del derby del Po, sfida vinta - come all’andata - dal Piacenza 3-0 sulla Cremonese, risultato tra i più rotondi nell’eterno confronto tra le due sponde del Po. Ma cosa rimane di questo derby?
Innanzitutto ci accodiamo alla dedica del presidente Marco Gatti: «Le due gare vinte contro la Cremonese sono per chi ci ha sempre creduto», rivolto a chi si è rimboccato le maniche per ricostruire il club dopo il fallimento del 2012. Una vittoria dedicata a chi c’era a Salsomaggiore nel settembre 2012, o a San Polo D’Enza in Eccellenza, o Gozzano, o Abano. In pochi - troppo pochi - hanno chinato la testa per lavorare con l’obiettivo di ridare vita a un ambiente messo al tappeto da una doppietta micidiale: calcioscommesse nel 2011 e fallimento subito dopo, combinazione che avrebbe steso un toro - ma per fortuna qualcuno c’era.

Oggi i giornali parlano di giorno nuovo dopo che hanno visto i 5mila del Garilli. Onestamente lo diciamo senza paura: non è un giorno nuovo. Il derby ha la capacità di richiamare un numero imprevedibile di tifosi ma, la sensazione, è che il 12 febbraio 2017 rimarrà purtroppo una mosca bianca (ma saremmo ampiamente felici di rimangiarci queste parole) in termini di presenze allo stadio. Domenica c’è Olbia - e chi c’era ci andrà - mentre il 26 c’è la Pistoiese al Garilli, tuttavia c’è da dire che il derby ha dimostrato che il potenziale c’è ancora, occorre intercettarlo con l’aiuto di tutti e con i risultati.

I risultati, appunto. Anche qui non siamo d’accordo nel dire «per il Piacenza inizia un nuovo campionato». Il campionato era e rimane eccellente per essere una neopromossa che non dispone dei budget stellari delle big. La squadra stava attraversando un profondo momento di sofferenza ma, a parte le sconfitte con Racing Roma e Prato, le prestazioni in un modo o nell’altro ci sono sempre state. Il gruppo guidato da quel diavolaccio di Vernasca, al secolo Arnaldo Franzini, può sbagliare come tutti ma ha le qualità per entrare nelle prime 10 posizioni e regalarsi almeno un turno ai playoff. Su questo non abbiamo mai avuto dubbi da ottobre in avanti.

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